Cure anti tumorali e qualità della vista. Tra fotofobia, arrossamento e allergie

Terapia e cura Oggi sono disponibili cure personalizzate con colliri e farmaci ad hoc. Anche durante la gravidanza possono registrarsi reazioni sia fisiologiche sia patologiche

«Anche i trattamenti per il tumore al seno possono influire negativamente sulla salute degli occhi – dice Stefania Speranza, ufficiale medico oculista dell’Arma dei Carabinieri di Roma che fa parte del direttivo di Goal e del comitato scientifico del congresso nazionale degli oculisti ambulatoriali - si ha, infatti, una maggiore percentuale di disturbi dell’occhio secco, una variazione del film lacrimale, un indebolimento palpebrale, una maggiore possibilità di arrossamenti e di allergie. Le donne con tumore al seno, inoltre, spesso lamentano problematiche di fotofobia».

Oggi sono disponibili cure personalizzate con colliri e farmaci ad hoc che vanno prescritti con una anamnesi accurata della singola paziente in base ai suoi disturbi e alla tipologia di tumore al seno, e quindi alle terapie oncologiche in corso. Fortunatamente oggi è aumentata la sopravvivenza, ma è importante che nel team multidisciplinare che se ne occupa ci sia anche un oculista, per prevenire o intercettare effetti secondari legati proprio alle terapie.

Le modificazioni oculari possono interessare anche il periodo della gravidanza. Queste sono sia fisiologiche che patologiche. «Il cloasma, la ptosi, ma anche alterazioni del film lacrimale – prosegue la specialista – possono verificarsi in questo periodo della vita, ci possono essere anche delle modificazioni corneali dovute ad un aumento della produzione di acido ialuronico mediato dagli estrogeni. Sempre in gravidanza ci può essere una variazione della pressione oculare».

Come sottolinea il medico non ci sono evidenze scientifiche, invece, che la miopia possa peggiorare durante la gestazione e che in donne con miopia gravide aumenti il rischio di un distacco retinico. «Per quanto concerne le modificazioni di patologie pre-esistenti alla gravidanza – dice ancora Speranza - i dati confermano come pazienti con retinopatia diabetica di grado lieve o moderato mostrino nel 50% dei casi una progressione che, tuttavia, regredisce generalmente nel terzo trimestre e nel post partum». Dagli specialisti anche la conferma che è possibile utilizzare sostituti lacrimali in gravidanza ma che devono essere sempre prescritti dall’oculista. Per quanto riguarda le retinopatie in gravidanza oggi, grazie a un più attento controllo glicemico, si assiste a un calo della prevalenza. Quasi la metà delle donne con diabete di tipo 1 e la maggioranza con diabete di tipo 2 non presentano retinopatia all’inizio della gravidanza. «Se all’inizio della gravidanza è presente un buon controllo glicemico – aggiunge - nessuna sviluppa retinopatia con pericolo per la vista». Il diabete gestazionale può insorgere per la prima volta durante la gravidanza specialmente dopo le prime 24 settimane. Le pazienti diabetiche necessitano così di un controllo oculare prima di pianificare la gravidanza e devono essere avvisate della comparsa di un possibile peggioramento della retinopatia diabetica, ecco perché per loro è fondamentale un controllo e un monitoraggio periodico di glicemia e pressione, oltre a un controllo oculare nel primo trimestre e poi a seguire in base alla gravità della retinopatia.

«A seconda dei disturbi oculari ci sono trattamenti personalizzati – conclude Speranza -. Si riscontra una disparità di trattamento tra regioni del Nord e del Sud Italia per mancanza di medici, per un non raccordo negli screening territoriali e per il fatto che, dopo il covid-19, molti hanno ancora paura a recarsi in ospedale, altri non si curano per i lunghi tempi di attesa, mancano inoltre i medici di base, alcune persone tendono a non attenersi a quanto richiesto dal medico che li ha in cura e si autodiagnosticano e si curano usando ciò che trovano on line. Aumentano, purtroppo, le fake news sui social».

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