La Malattia del legionario: il pericolo viene dall’acqua

Polmoniti È un batterio presente in ambienti acquatici naturali e non. Il virologo Pregliasco: «Ha un tasso di mortalità del 10% nella popolazione»

La Malattia del Legionario, più comunemente definita legionellosi, è un’infezione polmonare causata dal batterio Legionella pneumophila. Fortunatamente, nella maggioranza dei casi, l’inalazione di questo batterio non causa sintomi importanti, anche se, in persone fragili o con particolari fattori di rischio, può verificarsi una forma di polmonite severa.

Il genere Legionella è stato denominato nel 1976, dopo che un’epidemia si era diffusa tra i partecipanti al raduno della Legione Americana al Bellevue Stratford Hotel di Philadelphia. In quell’occasione, 221 persone contrassero questa forma di polmonite non conosciuta in precedenza, e di queste 34 morirono. La fonte di contaminazione batterica fu poi identificata nel sistema di aria condizionata dell’hotel. «La legionella ha l’acqua calda come elemento di rischio – spiega il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi-Sant’Ambrogio e professore di Igiene generale all’università Statale di Milano – La malattia viene così generalmente contratta per via respiratoria mediante inalazione o aspirazione di aerosol contenente legionella.

Tra gli ambienti di maggior rischio di contagio ci sono docce e impianti di condizionamento che usano l’acqua proveniente dagli acquedotti per umidificare l’aria o sistemi di nebulizzazione». Sono note oltre 60 specie di legionelle che sono suddivise in 71 sierotipi. Queste sono presenti in ambienti acquatici sia naturali che artificiali e quindi acque sorgive, laghi, acque termali. Queste acque, attraverso diversi bacini di raccolta e di tubature, raggiungono le condotte cittadine andando così a creare situazioni di rischio in piscine, fontane, ma anche docce e condizionatori. «Nella maggioranza dei casi l’inalazione della legionella non porta a sintomi particolari – prosegue il professore – se non dare luogo a una forma clinica, denominata febbre di Pontiac, che è caratterizzata da malessere generale, cefalea e febbre». La febbre di Pontiac si manifesta dopo un’incubazione di 1 o 2 giorni e si risolve tra i 2 e i 5 giorni. La legionellosi, invece, ha un periodo di incubazione medio di 2 o 10 giorni ed è causa di una polmonite, nei casi più severi questa può indurre la compromissione di altri organi e può essere causa di morte (il tasso di letalità è del 10% nella popolazione generale). Questa malattia può colpire anziani, persone con patologie polmonari o immunodepresse. L’andamento di questa polmonite oltre a febbre alta, dolori molto forti e insufficienza respiratoria, può dare anche manifestazioni extra polmonari, gastroenterici, neurologici, cardiaci con segni di scompenso, e nei casi più gravi sepsi e trombosi.

Secondo gli ultimi dati disponibili, in Italia, nel 2022 sono stati notificati all’Istituto Superiore di Sanità complessivamente 3111 casi di legionellosi, con un incremento del 14% rispetto all’anno precedente. Il numero di casi segnalati è quindi tornato, dopo due anni, ai valori pre-pandemici. Dei 3111 casi di legionellosi, 3039 sono stati classificati come casi confermati e 72 come casi probabili.

«Per quanto riguarda i luoghi pubblici, come ospedali, Rsa e alberghi – spiega il virologo – oggi c’è una normativa vigente in materia, proprio per prevenire questi episodi diverso, invece, il discorso per le abitazioni private dove non sono previsti controlli regolari. Una buona manutenzione e pulizia degli impianti, anche di condizionamento è così fondamentale in termini di prevenzione. Sia che si tratti di luoghi pubblici che privati il consiglio è quello di lasciare scorrere l’acqua calda prima di entrare nella doccia, così da evitare di inalare vapori potenzialmente nocivi».

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