Papilloma, difendersi si può: al via i controlli gratuiti

Da gennaio Ats ha attivato sul territorio il programma di screening del carcinoma della cervice uterina.Tra le candidate comasche che hanno aderito sottoponendosi già al Pap test, il 6,6% è risultato positivo

Lo screening per la prevenzione del tumore al collo dell’utero a Como è partito in via sperimentale quest’anno, per ora sono state testate 3.515 donne. Dal mese di gennaio l’Ats Insubria ha attivato sul nostro territorio il programma di screening del carcinoma della cervice uterina per le donne di età compresa tra i 25 e i 64 anni. Questa campagna di prevenzione consente di diminuire l’incidenza dei casi di infezione dall’Hpv, il Papilloma virus, la più comune delle infezioni a trasmissione sessuale, che può avvenire anche tramite semplice contatto nell’area genitale. L’iniziativa annunciata a marzo sta proseguendo. Lo screening, già presente in alcune province lombarde, si affianca agli altri screening oncologici. Quindi la ricerca occulta del sangue nelle feci per la prevenzione del tumore al colon e la mammografia per la prevenzione del tumore al seno.

Test differenziati

La nuova attività di prevenzione punta a coinvolgere circa 159mila donne comasche tra i 25 e i 64 anni. Si può aderire su invito, gratuitamente e a titolo volontario.

Sono già state spedite le prime lettere con gli inviti, si parte dalle giovani tra i 26 e i 27 anni e le donne di 64 anni. Ogni anno verrà raggiunto il 20% del target totale. I consultori familiari e gli ambulatori territoriali hanno un ruolo nell’accettazione delle donne che ricevono le lettere e per i primi prelievi. I test sono differenziati secondo età, rischio e condizioni di partenza.

Intanto, tutte le candidate vengono invitate a fare (se già non l’hanno fatta) la vaccinazione contro il virus Hpv. La vaccinazione, è chiaro, previene la malattia. La vaccinazione viene offerta ai maschi e alle femmine all’età di 11 anni e alle donne di 25 anni non ancora vaccinate. Dopo questo primo passo quindi viene effettuato un prelievo sul collo dell’utero conservato in un contenitore liquido. È così possibile eseguire l’Hpv dna test per valutare la presenza del virus e se necessario anche il più classico Pap test come prova del nove. Un esame che indirettamente conferma la presenza dell’agente patogeno evidenziando delle lesioni alle cellule. Dunque le donne meritevoli di un approfondimento vengono inviate nei reparti di Ginecologia.

L’ospedale Sant’Anna ha già iniziato a fare esami di secondo livello, come la colposcopia con eventuali biopsie. Lo screening dell’Hpv verrà ripetuto comunque ogni cinque anni per le donne tra i 30 e i 64 anni. Per le donne tra i 25 e i 29 anni non vaccinate il Pap test è offerto ogni tre anni.

Nell’Asst Lariana per ora hanno aderito 3.515 donne. I campioni sono stati spediti al laboratorio di anatomia patologica di Varese diretta da Fausto Sessa. Il 74%, 2.601 candidate, hanno fatto l’Hpv dna test, di queste 252 pari al 9,7% hanno ricevuto un esito positivo e dunque hanno fatto anche il Pap test con l’1,5% dei casi, 40 in termini assoluti, che ha attestato la presenza del virus. Le pazienti come ovvio vengono poi seguite dagli specialisti. Invece il 26% delle candidate comasche, 914, ha fatto subito il Pap test con un 6,6% delle positività, 60 casi, sempre in cura presso l’ospedale.

Si tratta di un’importante forma di prevenzione che mancava al nostro territorio. È importante partecipare e non farsi scappare un’occasione per curare la propria salute.

Un unico campione biologico

«Le recenti criticità che hanno interessato il sistema informatico di Ats Insubria – fa sapere l’ente sanitario - hanno causato un rallentamento delle attività legate agli screening. Comunque il lavoro prosegue e, a breve, i cronoprogrammi predefiniti riprenderanno a pieno ritmo, consentendo, con tutta probabilità, di recuperare anche i disagi delle scorse settimane».

Il riferimento è all’attacco hacker subito dall’agenzia per la tutela della salute. «Le campagne di screening sono indispensabili per incidere sulla prevenzione – dice Giuseppe Catanoso, direttore sanitario dell’Ats Insubria - e garantire diagnosi precoci alle fasce di popolazione potenzialmente esposte al rischio di cancro. Il nuovo programma di screening per il tumore della cervice uterina grazie all’esame molecolare Hpv Dna permette di effettuare entrambe le indagini con un unico campione biologico e, in caso di positività, consente una tempestiva presa in carico da parte delle Asst per effettuare la colposcopia gratuita. Le donne inserite nel programma hanno quindi una concreta occasione per difendersi dal tumore della cervice uterina con un efficace test e un iter ospedaliero dedicato nei casi confermati positivi al test di primo livello».

Il tumore al collo dell’utero è al quinto posto tra le neoplasie nell’età compresa tra zero e 49 anni e rappresenta il 4% delle malattie tumorali totali. Significa circa 2.400 nuovi casi all’anno a livello nazionale, con una prevalenza di una donna ogni 51mila. La sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi è pari al 68%.

I pericoli del virus

La diagnosi precoce è un elemento fondamentale. L’infezione si trasmette sessualmente in entrambi i sessi.

Il virus Hpv è responsabile della malattia tumorale in quasi il 100% dei casi. Si tratta di infezioni quasi sempre transitorie e asintomatiche. I picchi di prevalenza nelle donne si hanno intorno ai 25 e ai 45 anni. Negli uomini sono invece costanti, con cifre minoritarie. Grazie alla vaccinazione e al contempo ai nuovi programmi di screening i tassi di incidenza e di mortalità sono molto calati. La nuova attività di prevenzione si propone di ridurre ancor più il rischio di morte e consentire cure più conservative migliorando sopravvivenza e qualità di vita.

Lo screening possibile in passato in maniera spontanea e spesso a pagamento ora diventa organizzato e più sistematico. Costruito in base ai bisogno di cura, all’età e allo stato vaccinale. Con analisi che proseguono nel tempo e con un accompagnamento delle pazienti per follow up e nuovi test ciclici.

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