Quando la schiena è storta. I misteri della scoliosi

Dismorfismi Nell’età evolutiva si tratta di una deformità tridimensionale. È detta anche idiopatica, perché nell’80% dei pazienti la causa non è definita

La scoliosi è una deformità della colonna vertebrale che può interessare sia la popolazione adulta che quella pediatrica. In particolare, per quanto riguarda i più giovani, è fondamentale una diagnosi precoce in quanto oggi esistono diverse soluzioni per contrastare gli effetti di questa patologia. «La scoliosi dell’età evolutiva è una deformità tridimensionale della colonna vertebrale – spiega Andrea Luca, chirurgo vertebrale dell’Unità operativa di Chirurgia Vertebrale III dell’Irccs Ospedale Galeazzi – Sant’Ambrogio di Milano – che è caratterizzata da una deviazione laterale della schiena che si associa a una rotazione dei corpi vertebrali». Come sottolinea lo specialista si tratta di un dismorfismo che va distinto da un “atteggiamento scoliotico” che, seppur contenendo nella sua definizione termini simili, è invece un paramorfismo e cioè una deviazione della colonna vertebrale senza alterazioni strutturali della colonna stessa.

La causa della scoliosi in età evolutiva nella maggior parte dei casi, circa l’80%, non è definita, per questo si utilizza il termine “idiopatica”. La diagnosi in questi casi è effettuata per esclusione: quando un’attenta anamnesi, l’esame obiettivo ed eventuali accertamenti radiologici consentono di escludere patologie che possano essere motivo di questa curvatura. si parla appunto di scoliosi idiopatica. Nel restante 20% dei casi la scoliosi si associa ad altre patologie e quindi si parla di scoliosi secondarie. Queste forme sono solitamente legate a anomalie congenite della colonna vertebrale, patologie neuromuscolari o altre sindromi che spesso si caratterizzano per quadri malformativi complessi. «Nella scoliosi idiopatica – aggiunge lo specialista – è sicuramente possibile riconoscere anche una componente di familiarità. Questo significa che se c’è in famiglia è presente qualcuno con scoliosi è più probabile, anche se non certo, che anche altri familiari possano presentare questo tipo di patologia, anche se con quadri diversi di gravità e presentazione». Diversi studi, infatti, concordano nell’indicare una base genetica anche se ancora non sono stati ancora definiti con precisione gli elementi genetici che sottendono la patologia.

La scoliosi idiopatica, inoltre, viene distinta in base all’età di insorgenza. Da 0 a 3 anni si parla di scoliosi infantile, dai 4 ai 9 anni di scoliosi giovanile e dai 10 ai 18 anni la scoliosi adolescenziale, che è la più frequente, con una prevalenza netta della popolazione femminile rispetto a quella maschile. L’incidenza della scoliosi in età evolutiva è del 2-3% e di questi circa il 10% dei casi richiede un trattamento conservativo mentre solo una piccola percentuale (0,4%) un intervento chirurgico per correggere la difformità.

«È molto importante la distinzione in base all’età – spiega ancora Luca – perché questa è essenziale anche ai fini prognostici e terapeutici. Le scoliosi infantili e giovanili, infatti, necessitano di un particolare monitoraggio in quanto è in questi anni che maturano anatomicamente i polmoni con il reclutamento degli alveoli polmonari: le scoliosi insorte in questa fase possono influire sullo sviluppo della gabbia toracica e di conseguenza portare all’insorgenza di Il monitoraggio è così sindromi respiratorie restrittive anche gravi». Diverso, invece, è il caso della scoliosi adolescenziale dove , precisa il medico, la patologia non va a impattare sulla sopravvivenza, e quindi sull’aspettativa di vita del paziente, ma sulla qualità di vita stessa».

Per quanto riguarda la diagnosi è fondamentale che questa venga eseguita precocemente. I genitori sono così dei validi alleati degli specialisti in quanto possono osservare e segnalare tempestivamente una un’anomalia della schiena.

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