Colombi (Uilpa). Pubblica Amministrazione, la semplificazione complicata

Passano i mesi, ma l’attesa semplificazione delle procedure burocratiche che dovrebbe rendere più snella ed efficiente la Pubblica Amministrazione italiana ancora non decolla.

Uno dei punti forti dell’iniziativa governativa dovrebbe essere l’adozione entro il 30 aprile 2022, da parte di tutte le amministrazioni con più di 50 dipendenti, del Piano integrato di attività e organizzazione (PIAO) ai sensi dell’articolo 6 del decreto-legge 9 giugno 2021, n. 80.

Come è noto, Il PIAO consentirà di accorpare in un unico documento programmatico i numerosi “Piani triennali” che le amministrazioni pubbliche sono obbligate a redigere e aggiornare ogni anno con grande dispendio di tempo e di risorse umane. Alcuni esempi: prevenzione e corruzione, pari opportunità, transizione digitale, privacy, trasparenza, programmazione degli obiettivi, performance, fabbisogni di personale, lavoro agile e così via.

A tal fine entro il 31 marzo 2022 avrebbe dovuto essere approvato un D.P.R. contenente l’indicazione di tutti i Piani da abrogare e far confluire nel nuovo PIAO. Da notare che questo termine rappresentava una proroga rispetto a quello originariamente previsto nel decreto 80, già ampiamente sforato. Proroga che però non è servita a nulla, poiché il 31 marzo è passato e il D.P.R. ristagna presso i pensatoi governativi, anche per effetto delle pesanti critiche mosse dal Consiglio di Stato al testo del provvedimento.

Mancano poche settimane alla scadenza del 30 aprile, ma ben difficilmente il termine per l’adozione del PIAO potrà essere rispettato dalle amministrazioni pubbliche. Si scivolerà a maggio, forse a luglio, chissà.

Nel frattempo, però, gli altri Piani – previsti da una pletora di norme non abrogate - devono continuare ad essere adottati alle scadenze previste. Non ci vuole molta fantasia per immaginare la confusione organizzativa che regnerà negli uffici e di cui, come sempre, farà le spese la qualità di un lavoro pubblico condannato a languire tra procedure ripetitive, adempimenti sterili e scadenze che si rincorrono.

Se a tutto questo aggiungiamo l’incomprensibile ritardo della firma definitiva del CCNL, il risultato è la regressione della Pubblica Amministrazione verso una sorta di feudalesimo amministrativo nel quale ciascun ente si fabbrica le regole che vuole, a seconda del principe regnante.  

Un esempio eclatante è lo smart-working. Le Linee guida emanate dalla Funzione Pubblica a dicembre sono state applicate in modo disomogeneo proprio a causa della mancata entrata in vigore del CCNL e delle clausole sul lavoro agile in esso contenute. In assenza di regole condivise, le amministrazioni si sono trovate a gestire in modo unilaterale il problema degli accordi individuali. Risultato? Una giungla di condizioni diverse fra un’amministrazione e l’altra - a volte persino all’interno di uno stesso ente – alla faccia della semplificazione. Tutto questo mentre si continuano ad applicare i Piani organizzativi del lavoro agile (POLA) che però dovrebbero scomparire ed essere assorbiti nel PIAO entro il 30 aprile. Di quale anno?

Per semplificare davvero la macchina amministrativa non bastano gli annunci o le buone intenzioni. Occorre conoscerne a fondo e dall’interno il funzionamento. Le riforme calate dall’alto senza essere precedute e accompagnate dal confronto con i lavoratori sono destinate a naufragare.

Nessuno venga poi a lamentarsi se la Pubblica Amministrazione non tiene il passo delle scadenze fissate nel PNRR e non si mantengono le promesse fatte a Bruxelles. Se si cominciasse a tagliare un po’ di adempimenti inutili, molte risorse umane potrebbero essere utilizzate su linee di lavoro più produttive.

Per farlo non servono grandi commissioni di esperti, basta saper ascoltare i lavoratori.

Sandro Colombi, Segretario generale UIL Pubblica Amministrazione

Roma, 4 aprile 2022

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