Ansa Press Release
Venerdì 26 Settembre 2025
Comunicato Stampa: CRV Giornata Europea delle Lingue, Ciambetti: "Unione di cultura, scienza e responsabilità pubblica"
Giornata Europea delle Lingue, Presidente Ciambetti: “Ricorrenza che unisce cultura, scienza e responsabilità pubblica”
(Arv) Venezia 26 set. 2025 - “In tutta Europa, oggi, scuole, università, biblioteche, teatri e comunità organizzano momenti di confronto e di festa: si impara una parola nuova, si scopre un alfabeto diverso, si sperimenta il potere della traduzione. Umberto Eco diceva che “la lingua dell’Europa è la traduzione”: è una frase felice, perché la traduzione è un ponte, e ogni lingua imparata è un pilone in più che rende sicuro quel ponte. Le lingue non sono soltanto strumenti di comunicazione: sono mappe del mondo. La ricerca neuroscientifica degli ultimi anni ci consegna un’evidenza chiara: più lingue si imparano e più reti cerebrali si attivano e si rafforzano. Chi attraversa due, tre o più idiomi esercita quotidianamente l’attenzione selettiva, l’inibizione delle interferenze, la flessibilità cognitiva. Ne risentono positivamente memoria, capacità di passare da un compito all’altro, velocità di decisione. Imparare lingue è un allenamento profondo, un “potenziamento” che costruisce riserva cognitiva lungo tutto l’arco della vita e che, sul piano pubblico, ha il sapore della migliore prevenzione non farmacologica. Questa giornata ci ricorda anche un principio educativo che dovrebbe accompagnarci sin dalla scuola dell’infanzia: l’apprendimento linguistico non è una parentesi, è un percorso continuo. Lo è per i bambini, che scoprono i suoni e i ritmi dell’alterità; lo è per i ragazzi, che possono integrare studio di contenuti in lingua attraverso esperienze concrete e interdisciplinari; lo è per gli adulti e per gli anziani, per i quali una nuova lingua resta un potente stimolo alla plasticità. Per questo parlare di plurilinguismo significa parlare di qualità dell’insegnamento, occasioni di immersione reale, collaborazione stabile tra scuola, università, enti culturali e mondo del lavoro”. Con queste parole il Presidente del Consiglio regionale ha aperto, questa mattina a Venezia, al Teatro Ca' Foscari, il suo intervento in occasione della Giornata Europea delle Lingue. L’iniziativa, lanciata dal Consiglio d'Europa e celebrata dal 2001 insieme all'Unione Europea, ha lo scopo di promuovere il patrimonio culturale e linguistico, sensibilizzare i cittadini all'ampia gamma di lingue parlate in Europa (oltre 200) e incoraggiare le persone di tutte le età ad apprendere le lingue. L’edizione di quest’anno è dedicata alle "Lingue veicolari nel tempo" per celebrare la pluralità linguistica e culturale in Europa.
“La Giornata assume una valenza particolare nella nostra Regione, una delle più vive d’Italia in termini di varietà linguistica. Qui convivono la lingua nazionale, le lingue del mondo portate dai nuovi veneti e le nostre minoranze storiche: il Ladino, il Cimbro e la comunità friulanofona. Proprio questa ricchezza ha consentito al Veneto, già in passato, di dotarsi di una disciplina di tutela prima ancora dell’intervento statale. L’anno scorso abbiamo promosso la prima indagine sociolinguistica regionale: un lavoro prezioso che ha messo in luce, da un lato, la buona salute del Ladino nel contesto dolomitico; dall’altro, la fragilità della parlata cimbra in Lessinia e in alcune aree dell’Altopiano, dove la pressione dell’italiano riduce gli spazi d’uso intergenerazionali. Per trasformare l’attenzione in politiche basate su dati, in questi giorni abbiamo avviato un tavolo tecnico con l’Istat per valutare modalità che consentano, nei censimenti periodici, alla popolazione dei comuni riconosciuti come minoranza linguistica di dichiarare il proprio repertorio. Disporre di informazioni precise è la bussola per orientare scelte di tutela, scuola, servizi, cultura. Accanto a questo fronte c’è un’altra priorità: l’inclusione linguistica dei nuovi residenti stranieri. La mediazione linguistica è comprensione reciproca, prevenzione dei conflitti, accesso effettivo ai servizi, fiducia”, ha proseguito il Presidente. “Lo scorso anno il Veneto ha istituito un Registro regionale dei mediatori culturali: uno strumento per censire competenze qualificate e per favorire l’incontro virtuoso tra mediatori ed enti. È una scelta che tiene insieme diritti e responsabilità, qualità dei servizi e coesione sociale. In questo mosaico, il patrimonio linguistico veneto occupa un posto speciale. Il veneto non è un residuo folclorico: è una risorsa viva, capace di rafforzare l’autostima culturale, la consapevolezza metalinguistica e la capacità dei nostri ragazzi di muoversi tra codici diversi. Bambini e adolescenti che sanno nominare il mondo in veneto, in italiano e in una o più lingue straniere sviluppano antenne fini per i registri dell’identità e per le sfumature del significato. Sullo sfondo, un tema che chiama la comunità scientifica a un confronto aperto: la possibile evoluzione normativa che, accanto alla tutela delle minoranze storiche, riconosca con chiarezza il patrimonio delle “lingue regionali” e che definisca un quadro in cui la lingua nazionale sia casa comune, le lingue regionali siano stanze ricche di memoria, le lingue del mondo siano finestre spalancate sull’orizzonte. I ritorni educativi ed economici del plurilinguismo sono notevoli: per i giovani significano occupabilità più alta, mobilità, competenze trasversali che restano; per i territori, competitività nelle filiere del turismo, dell’export, della cultura; per le famiglie, benessere anche in termini di salute cognitiva; per le istituzioni, capitale sociale. La nostra Regione ha tutto per essere laboratorio europeo di politiche linguistiche integrate. Vorrei quindi suggerire una traiettoria comune. Misurare meglio, per decidere meglio: educare prima e lungo tutto l’arco di vita, con una didattica delle lingue che sia davvero esperienziale, trasversale, capace di usare le tecnologie senza farsi usare. Includere, attraverso mediazione professionale riconosciuta, perché nessun diritto esiste davvero se non è compreso nella lingua di chi lo invoca. Valorizzare il veneto e le minoranze storiche come fattori di apertura, non di chiusura, consapevoli che l’identità più forte è quella che non teme l’incontro. Un Veneto che parla più lingue, pensa più in grande e non lascia indietro nessuno”, ha concluso Ciambetti.
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