Comunicato Stampa: CRV - Presidente Ciambetti alla presentazione volume “1797: la Serenissima e l'occupazione napoleoni

Presentazione volume “1797: la Serenissima e l'occupazione napoleonica”, Presidente Ciambetti: “Ricordare il saccheggio è atto di consapevolezza. Le opere d’arte sono testimoni del tempo e anima di un popolo”

(Arv) Venezia 11 giu. 2025 -     “La figura di Napoleone Bonaparte continua a dividere e ad alimentare un acceso dibattito: fu un tiranno spietato, mosso da un'insaziabile brama di potere, o un liberatore che esportò in Europa i principi della Rivoluzione francese, modernizzando nazioni e abbattendo antichi regimi? La risposta non è univoca. Napoleone fu una figura complessa e poliedrica, un uomo che incarnò le contraddizioni della sua epoca. Fu al contempo un prodotto e un liquidatore della Rivoluzione francese. Ne salvaguardò alcune delle conquiste più importanti, come l'uguaglianza giuridica e l'abolizione dei privilegi, ma ne tradì gli ideali di libertà politica e di autodeterminazione dei popoli. La sua ascesa al potere in Francia avvenne con un colpo di Stato e il suo governo si trasformò progressivamente in un regime autoritario, segnato da clientele e nepotismi. Ancora oggi la sua eredità è intrinsecamente ambivalente. Se da un lato ha lasciato un'impronta indelebile sulla modernizzazione delle istituzioni e delle leggi in Europa, dall'altro ha rappresentato un modello di potere autoritario e di nazionalismo aggressivo. Fuori dal Veneto, giudicare Napoleone esclusivamente come un tiranno o un liberatore significa semplificare la realtà storica estremamente complessa di uno dei personaggi più controversi discussi e discutibili della storia del mondo. Fuori dal Veneto, ripeto, perché in Veneto, e già durante l'occupazione francese e persino tra non pochi giacobini, la critica aspra su Napoleone non si fece attendere”. Con queste parole il Presidente del Consiglio regionale del Veneto Roberto Ciambetti ha introdotto la conferenza stampa di presentazione del volume “1797: la Serenissima e l'occupazione napoleonica”, avvenuta oggi a Palazzo Ferro-Fini. “Venezia e la sua Repubblica cedute all'Austria con il Trattato di Campoformio del 1797 sono l'esempio emblematico di come gli ideali rivoluzionari fossero subordinati alla spregiudicata realpolitik napoleonica. Nel frattempo, il processo di distruzione della memoria era già stato avviato attraverso un'opera di spoliazione incredibile, un sistematico saccheggio di opere d’arte, tesori religiosi e patrimonio culturale in tutte le terre della Serenissima. Oltre alla perdita materiale, quel gesto segnò l’inizio di una ferita simbolica ancora aperta nella memoria collettiva del Veneto. Il saccheggio napoleonico non fu un atto casuale di predazione militare ma rispose a un progetto ideologico preciso che nel caso della Serenissima assunse i contorni di una distruzione identitaria: non solo vennero prelevati quadri e sculture, ma anche smontati altari, trafugati codici miniati, fusi oggetti sacri, rubati documenti e mappe, depredate le Scuole cittadine, saccheggiato l'arsenale e distrutto il Bucintoro, simbolo stesso della sovranità veneziana. Lo stesso saccheggio si replicò nei territori e nelle città veneziane. In altre parole, un atto di conquista totale, materiale e spirituale. Il colpo inferto alla città e alla Repubblica fu duplice: la perdita fisica di tesori e la rimozione della centralità culturale di Venezia. Venezia non fu più un centro autonomo, un motore creativo, ma un corpo minore annesso, prima alla Francia e poi all’Impero asburgico e quindi al Regno dei Savoia”, ha affermato il Presidente. “L’arte, che per secoli aveva celebrato la magnificenza della Serenissima, con Napoleone fu decontestualizzata, smembrata e dispersa, il che non è solo una questione estetica o patrimoniale, ma una lacerazione nella continuità della memoria urbana e spirituale. Non è un caso se per lungo tempo, la memoria del saccheggio napoleonico fu trascurata nella storiografia ufficiale e praticamente censurata nella coscienza pubblica italiana. In parte perché la figura di Napoleone fu oggetto di una narrazione ambivalente, in parte perché l’identità nazionale italiana, costruita nel Risorgimento, tendeva a privilegiare l’unità sulla memoria delle ferite locali”, ha proseguito Ciambetti. “Oggi, ricordare il saccheggio non è un gesto revanscista, ma un atto di consapevolezza: ci ricorda che la cultura, e l'identità, può essere violata, e che le opere d’arte non sono solo oggetti, ma testimoni del tempo e dell’anima di un popolo. La ricerca di Ettore Beggiato va inserita in questo contesto. La memoria del saccheggio napoleonico a Venezia, quindi ci interroga su cosa significhi possedere un patrimonio, su come si costruisce l’identità attraverso la bellezza e la storia. In un’epoca di nuove guerre e nuovi esili culturali, Venezia ci parla ancora, non solo come città del passato ma come monito universale”, ha concluso il Presidente.

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