Ansa Press Release
Lunedì 30 Giugno 2025
Comunicato Stampa: "Sharia. Il viaggio verso la vita": una ricerca dell’anima tra visioni, amori e specchi dell’io
"Sharia. Il viaggio verso la vita" di Sara Gàlea , pubblicato da Gruppo Albatros il Filo , è un’opera che si presenta, fin da subito, come un testo ibrido al confine tra romanzo, diario spirituale e itinerario mistico. Non segue una struttura narrativa tradizionale, e anzi la abbandona consapevolmente già dopo i primi capitoli per aprirsi a una scrittura libera, lirica, emotiva, che predilige la voce interiore alla costruzione esterna della trama . Chi legge è chiamato non tanto a “seguire una storia”, quanto a entrare nel flusso di una coscienza in movimento , fatta di desideri, traumi, visioni e intuizioni che si stratificano come sogni ad occhi aperti.
La protagonista, Sharia, è una donna sospesa: tra due uomini, tra due strade, ma soprattutto tra due dimensioni dell’essere. Il triangolo sentimentale che sembra avviare la narrazione – con Wolfgang e Jack, gemelli simili eppure opposti – non è che l’innesco per un’indagine molto più ampia: quella sull’identità, sulla paura, sull’apertura all’amore. In questo senso, la scelta che Sharia deve compiere non è tra due persone, ma tra due possibili versioni di sé . Il nodo centrale è interiore, non relazionale , e la tensione narrativa si muove lungo l’asse della consapevolezza.
Il romanzo si distingue per una prosa intensamente sensoriale e spirituale , che spesso assume i toni della preghiera, del canto, della meditazione. Le immagini sono frequenti, ricorrenti, a volte ridondanti, ma sempre cariche di un’urgenza espressiva che ha più a che fare con l’anima che con la mente. Lo specchio, la sabbia, il cielo, l’acqua, il vento: elementi naturali che tornano come simboli di trasformazione e rifrazione dell’io. Il lettore viene immerso in una scrittura che non chiede distacco, ma partecipazione emotiva, perfino fisica.
Dopo i primi capitoli, in cui il dissidio amoroso è ancora presente come traccia narrativa, il romanzo compie una trasformazione radicale : la protagonista non si confronta più solo con se stessa, ma entra in dimensioni parallele , esperienze extra-sensoriali, visioni cosmiche che non vengono spiegate razionalmente ma accolte come manifestazioni profonde dell’energia vitale . Il tempo e lo spazio si dissolvono. L’io narrante si sdoppia, si osserva, si affronta. Sharia diventa spettatrice e attrice del proprio inconscio , e l’intero testo si apre a una dimensione quasi sciamanica, fatta di sogni, presenze, messaggi, bambini interiori e ferite ancestrali.
In questa metamorfosi narrativa, emerge con forza la figura di Roiveel , forse il personaggio più toccante dell’opera. Morente, fragile, abbandonato, Roiveel incarna la memoria dell’infanzia negata, la fame d’amore, il dolore che non ha mai trovato voce . Il legame con lui spinge Sharia a un confronto ancora più radicale con la propria capacità di amare senza possedere, di donare senza aspettare. Le visioni in cui Roiveel appare bambino, figlio, orfano, e poi uomo, sono tra i momenti più potenti del testo: non scene narrative, ma epifanie emotive . Non è un semplice personaggio secondario, è la manifestazione concreta del bisogno di cura, dell’amore che non chiede ma si dà, della pietà come via alla redenzione. Attraverso Roiveel, Sharia riscopre il valore dell’ascolto, della presenza, del gesto quotidiano.
“Sharia” mette in scena con forza una delle tensioni più profonde dell’esistenza umana: quella tra ciò che ci si aspetta da noi e ciò che sentiamo realmente di essere , al di là delle aspettative, delle convenzioni e delle paure. La protagonista si muove in uno spazio dove l’amore non basta se non si è capaci di accoglierlo, dove la scelta non ha valore se non nasce da una consapevolezza vera. È proprio nella distanza tra l’identità che gli altri riflettono su di lei (l’amata, la sorella, l’archeologa, l’amica, la “guaritrice”) e quella che sente nascere dentro , fragile ma irriducibile, che si sviluppa la narrazione. Ogni gesto, ogni visione, ogni fuga non è che un tentativo di riconoscersi liberi di scegliere e degni di farlo .
La struttura del romanzo abbandona progressivamente ogni linearità : gli eventi non seguono una logica temporale, ma si dispongono come quadri in una galleria dell’anima. Si passa dal presente al passato, dal reale al visionario, dall’osservazione al sogno, senza confini marcati. Questo richiede al lettore disponibilità , la capacità di lasciarsi portare senza chiedere una direzione chiara, ma affidandosi al ritmo interiore della parola .
Un ruolo centrale, nella seconda metà dell’opera, è occupato dal viaggio ad Assisi. Ma anche qui, la destinazione è simbolica: non si tratta di una meta turistica o religiosa, ma di un luogo-ponte tra mondi , dove le energie spirituali sembrano farsi più tangibili, dove il contatto con la materia – le pietre, i conventi, il cibo, i colori – diventa una via per toccare dimensioni più alte dell’esistenza . Il testo insiste sulla percezione, sull’istinto, sulla risonanza emotiva. Ogni luogo diventa specchio di un passaggio interiore , e ogni incontro è un frammento di rivelazione.
La dimensione spirituale e iniziatica è presente lungo tutta l’opera, diventando sempre più esplicita. A tratti sfiora l’esoterismo, in altri momenti si appoggia alla religiosità cristiana, in altri ancora si dilata in una mistica quantistica dove l’universo esteriore e quello interiore si riflettono l’uno nell’altro. Sharia non è solo un’archeologa subacquea, è una cercatrice di anime, una pellegrina dello spirito . I suoi viaggi sono costantemente metaforici: dalla casa alla riva del lago, dal letto all’universo sullo schermo, fino al monastero di Assisi. Ogni tappa è un’immersione in sé stessa, una discesa negli abissi per poi emergere con un frammento di verità . Sharia esperisce messaggi cosmici, riceve visioni connettive e non mancano riferimenti a mondi paralleli, a memorie ataviche, a energie dell’universo. Il corpo stesso della protagonista diventa uno strumento di percezione sottile , attraverso cui leggere i segnali dell’anima e della materia. È qui che il romanzo assume pienamente la forma di un viaggio iniziatico , non nel senso simbolico, ma quasi letterale: l’esperienza dell’altrove è narrata con concretezza sensoriale, come se fosse davvero avvenuta.
L’autrice rinuncia volutamente alla sintesi e alla narrazione ordinata per dare voce a una scrittura fluida, ciclica, fatta di onde emotive . La ridondanza non è un difetto, ma una strategia espressiva : le ripetizioni, i ritorni, i paragrafi speculari servono a rappresentare la natura circolare del cammino interiore , dove nulla è mai definitivamente risolto e ogni intuizione va rivissuta più volte, sotto luci diverse.
Chi si immerge in questa narrazione scoprirà che "Sharia" è un’esperienza più che una lettura , un percorso in cui lasciarsi coinvolgere senza difese, come accade con certe preghiere o certi canti rituali. È un libro che parla non tanto alla mente, quanto al cuore e che richiede un approccio ricettivo, non analitico.
"Sharia. Il viaggio verso la vita" è un’opera coraggiosa e personale , che si muove ai margini del romanzo convenzionale per esplorare territori più rari: quelli della coscienza, del dolore trasformativo, della mistica quotidiana. Sara Gàlea offre al lettore un testo sincero, generoso, a tratti scomodo, ma sempre animato da un desiderio autentico di verità . Chi avrà il coraggio di attraversarlo, potrebbe non uscirne con risposte, ma con una domanda nuova – più profonda, più viva, più necessaria .
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