CRV - “Maledetta zappa. Due millennial prestati all'agricoltura”, presentato il libro

(Arv) Venezia 13 apr. 2023  - È stato presentato oggi a palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio regionale del Veneto, il libro di Filippo Baracchi e Cecilia Irene Massaggia “Maledetta zappa. Due millennial prestati all'agricoltura”. L’evento è stato promosso da  Cristina Guarda , consigliera regionale di Europa Verde.

“Ho voluto portare qui, a palazzo Ferro Fini, l’esperienza personale di due giovani, Cecilia e Filippo, coraggiosi e creativi, che, come tantissimi coetanei, nati negli anni Ottanta e Novanta, si sono scontrati con la difficoltà di realizzarsi nel mondo del lavoro, dovendo convivere con la precarietà, l’assenza di garanzie, l’impossibilità di accedere al welfare e all’assistenza sociale, con poche prospettive sul fronte della libera professione e del trattamento pensionistico – ha spiegato la consigliera – Si tratta di generazioni di ragazzi e ragazze, molto preparati, che hanno puntato sulla massima formazione personale per ambire anche a incarichi di primo piano, ma che la Politica ha colpevolmente dimenticato. È importante che Cecilia e Filippo abbiano messo nero su bianco la loro esperienza che, peraltro, è comune a quella maturata da molti giovani: il mio impegno è quello di richiamare l’attenzione della Politica su questi millennial traditi dalle diverse crisi e trasformazioni che si sono succedute nel mercato del lavoro, affinché vengano individuate soluzioni idonee a garantire loro un futuro consono alla elevata preparazione acquisita”.

“Ma il libro mette al centro anche l’agroecologia, praticata dai due giovani autori all’interno della loro azienda – ha aggiunto Cristina Guarda – Una coltivazione fatta nella piena integrazione tra agricoltura e tutela ambientale, con la difesa della biodiversità naturale, animale, e non solo. È stato bello leggere la loro esperienza, non solo perché all’interno del volume si trovano alcuni consigli molto utili, ma soprattutto alla luce dell’analisi realizzata dalle Nazioni Unite che attesta i benefici concreti apportati alla lotta contro i cambiamenti climatici da chi pratica agricoltura agro- ecologica. L’esperienza di Cecilia e Filippo ha quindi una valenza mondiale”.

Filippo Baracchi  e  Cecilia Irene Massaggia  hanno alle spalle un percorso formativo prettamente umanistico, maturato nel mondo del cinema e del giornalismo. Sono due giovani che hanno fatto della creatività la loro forza, spinti dalla curiosità e dallo spirito di iniziativa. Ma, come tanti coetanei, si sono imbattuti nella difficoltà di valorizzare il proprio bagaglio formativo; Cecilia ha addirittura confidato di “essermi sentita in imbarazzo perché, pur avendo studiato in scuole pubbliche, non ero riuscita a ripagare la collettività dell’investimento fatto sulla mia persona”. Hanno così deciso di cambiare vita, mettendo in agricoltura idee e soluzioni innovative. Ma l’inizio non è stato dei più semplici, soprattutto per la difficoltà incontrata di “guadagnare la fiducia e la credibilità da parte dei nostri fornitori”.

“Il libro trae origine dall’esperienza personale, dagli appunti scritti sulle lavorazioni agricole – hanno dichiarato i due autori – La storia narrata è autobiografica: abbiamo cercato di valorizzare con l’agricoltura una parte di territorio, vicino a Portogruaro, che era depresso. Ci siamo guardati attorno, abbiamo osservato attentamente l’ambiente che ci circonda per individuare possibili soluzioni e risorse in grado di metterlo a sistema e migliorarlo. Abbiamo cercato di mettere la nostra creatività a servizio dell’agricoltura, un settore in cui spesso mancano le idee e, soprattutto, la profonda conoscenza delle caratteristiche peculiari dei diversi terreni. Perché non servono gli agrofarmaci e l’utilizzo della chimica invasiva in agricoltura per ottenere buoni risultati, ma è fondamentale la competenza. Il nostro sforzo è stato anche quello di creare relazioni tra chi abita i territori, per diffondere buone pratiche. Crediamo che sia fondamentale tutelare la biodiversità: la soluzione non è abbattere gli alberi per lasciare spazio alle coltivazioni, ma preservare le specie arboree. Non siamo supereroi: abbiamo solo cercato di avere un approccio spontaneo e di buon senso verso il territorio che abbiamo trovato, valorizzandolo e armonizzandolo con il contesto”.

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