Alla fine il cellulare

Ansa, cara Ansa: raccontaci tu. “CAMPOBASSO, 7 OTT - Rapina e lesioni: queste le accuse nei confronti di un 27enne della provincia di Pescara arrestato dai carabinieri di Campobasso. Il giovane all'interno della villa comunale ha sottratto ad un 18enne del capoluogo molisano uno smartphone. A seguito del rifiuto di un prestito temporaneo del telefono, l'aggressore ha reagito trascinando la vittima nel parco cittadino dove lo ha colpito con calci e pugni per poi impossessarsi del cellulare”.

Un episodio di cronacaccia, nient'altro, non fosse che l'aggressore prima di trasformarsi in tale, ha chiesto “il prestito temporaneo” del telefonino (qualcosa ci fa dubitare che siano state le sue esatte parole, ma il concetto è quello) e solo al rifiuto ha proceduto a una sorta di self-service.

Che cosa volesse fare il “27enne” durante l'uso “temporaneo” del telefonino non lo sapremo mai e, anzi, probabilmente va ammesso che tale appropriazione provvisoria sarebbe presto diventata definitiva, tramite allontanamento repentino dal luogo del prestito. Il fatto è che tutti sappiamo quanto sia assuefacente l'uso dello smartphone e quasi, nel leggere la notizia, abbiamo un moto di compassione per il rapinatore: dopo tutto forse davvero “aveva bisogno” del telefono. Ma non c'è da preoccuparsi: viviamo in un Paese migliore di quel che si crede. Nel tradurre in carcere l'aggressore, infatti, i carabinieri hanno avuto l'accortezza e il tatto di usare un cellulare.

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