Ciechi nell’arcobaleno

Perché è così difficile ragionare come scienziati? Se lo chiedono per primi - attenzione - proprio gli scienziati stessi. Ragionare in perfetto accordo con la scienza significa per prima cosa accantonare ogni pregiudizio: accettare cioè solo quanto accade sotto i nostri occhi, anche quando - anzi, soprattutto quando - ciò contraddice ogni nostra precedente convinzione. Non è facile, ammettiamolo, tanto è vero che sono gli scienziati stessi a cadere in trappola: una volta puntellata una convinzione con alcuni riscontri, è difficile che ammettano la possibilità di aggiornarla.

La verità è che si innamorano delle teorie così come noi ci innamoriamo delle persone, delle squadre di calcio e delle idee politiche. Perché cambiare qualcosa se questo qualcosa risponde a tutte le nostre domande? E se qualche domanda resta senza risposta, è così facile farla tacere, ignorarla, voltarsi dall’altra parte.

Uno studio dell’Università del Michigan, pubblicato poco più di un anno fa, sostiene che tra le cause principali della resistenza al pensiero scientifico c’è una sorta di irragionevole fiducia nei nostri mezzi. Ci aggrappiamo a quel poco che sappiamo nella paura che metterlo in discussione equivalga a distruggere la nostra identità. Piuttosto, attraversiamo l’arcobaleno bendati e, arrivati dall’altra parte, annunciamo sicuri e sprezzanti: «Là dentro? Solo un gran buio, nient’altro».

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