Comici che parlano

Pensiamo troppo poco all’umorismo. Ecco, l’ho detto e, paradossalmente, con questa frase mi candido al premio per il pensiero meno divertente dell’anno.

Il fatto è che usiamo, qualche volta, l’umorismo, reagiamo, più spesso, a esso e il più delle volte scambiamo per umorismo ciò che umorismo non è. All’umorismo in sé - alla sua natura, al suo funzionamento, ai suoi confini - non ci pensiamo mai. Eppure, avremmo parecchie occasioni per farlo, non ultima lo “show” online del leggendario comico americano Jerry Seinfeld.

“Comedians in cars getting coffee” è ciò che il titolo annuncia e promette: in ogni episodio - della durata variabile tra i 12 e i 20 minuti - il comico Seinfeld accoglie un altro comico (tra gli ospiti: David Letterman, Steve Martin, Don Rickles, Norm MacDonald, Will Ferrell, Louis C. K., Ricky Gervais) e se lo porta a spasso su un’auto d’epoca per poi scambiarci due chiacchiere al tavolino di un caffè.

Lo “show” sta proprio nelle chiacchiere. Due comici discutono informalmente - ovvero, senza sussiego - sul misterioso meccanismo di cui hanno fatto una professione: l’umorismo. Parlano di cosa fa ridere e cosa no, dell’atteggiamento mentale che l’umorismo genera e della “fuga in avanti” che esso rappresenta rispetto alla realtà. Qualche volta - spesso - si ha l’impressione che ai comici non piaccia chi comico non è: non tanto per snobismo ma per difficoltà di comunicazione, per l’impossibilità a fargli comprendere che la risata è un linguaggio nato per creare un mondo a parte, che da quello reale trae spunto per un’esistenza senza necessità di giustificazioni e scuse.

E così, ridendo, i comici discutono anche su quel famoso “limite” che molti vorrebbero mettere a umorismo e satira. Ascoltandoli, perfino noi possiamo capire che il limite è soltanto nelle nostre teste e che ogni comico è disposto, dispostissimo, ad andare ovunque pur di rendere il mondo non migliore, per carità, ma più divertente.

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