Crederci è troppo

Non è vero che l’umanità sia sempre la stessa. Progressi ce ne sono, però bisogna saperli cercare prima e riconoscere poi. Soprattutto, bisogna accettarli per quelli che sono e non per quelli che ci piacerebbe fossero.

Se ci aspettiamo di scoprire oggi, ultimo giorno dell’anno, un’umanità progredita, rispetto a 12 mesi fa, nell’esercizio di qualità roboanti come la tolleranza, la fratellanza, l’amore e la bontà, resteremmo delusi. Piuttosto, andiamo a scovare i cambiamenti tangibili, incontestabili, e apprezziamoli per quel che sono: niente di rivoluzionario, magari, ma certo qualcosa di significativo.

Per esempio, rispetto a 12 mesi fa l’umanità è diventata più lapidaria. Ormai iscritta in massa ai social, la popolazione mondiale si esprime soltanto per citazioni, motti, proverbi, invocazioni e anatemi. Un tempo si faceva dell’ironia su Facebook: tanti pensavano fosse un enorme banalificio. Ognuno trovava necessario informare il prossimo delle attività più triviali : sfornamenti di sformati, tagliate di tagliatelle, intortamenti di torte. Se ci avete fatto caso, non è più così: oggi è di moda il piedistallo dal quale lasciar cadere verità assolute, linee guida, soluzioni all’inceppamento democratico globale, rivelazioni mistiche e appelli da “copiare e incollare” (non condividere) pena il senso di colpa per la propria aridità, insensibilità, pura e semplice stronzaggine.

E poi, l’ironia! O almeno ciò che in questo millennio si definisce tale. Quella che “scatena” la Rete ogni volta che qualcuno la fa grossa e offende una certa grossolana coscienza collettiva.

Ecco: in questo l’umanità ha fatto “progressi”. Ancora pochi, però, eccellono nell’autoironia, nel sorriso bonario e nella sospesa arte del tollerare i difetti altrui.

Nell’augurarvi un magnifico 2017, spero sia questo l’avanzamento che ci sarà dato nel prossimi 12 mesi. Incomincio io, auspicandolo ma dichiarando con un mezzo sorriso che se sperarlo è doveroso, crederci è forse troppo.

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