Film di Natale

Ognuno di noi ha, credo, il suo film di Natale preferito. I più attingono alla lista dei grandi classici: “La vita è meravigliosa”, “Miracolo sulla 34ma strada”, “Una poltrona per due”, “Mary Poppins”, “Willy Wonka e la fabbrica del cioccolato”, “Piccole donne”, “Perché quelle strane gocce di sangue sul corpo di Jennifer?” (va bene, l'ultimo titolo l'ho aggiunto solo per vedere se eravate attenti).

Anch'io ho la mia pellicola preferita e siccome sono di molto pretenzioso dirò che si tratta di “Scrivimi fermo posta”, un film del 1940 di Ernst Lubitsch la cui trama ha ispirato il più recente “C'è posta per te”. Purtroppo però, l'età che avanza modifica la sensazione che si prova guardando un film di Natale, così come il frutto miracoloso modifica il gusto. L'impressione di avvolgente calore con la quale, in giovane età, reagiamo all'esposizione ai buoni sentimenti si trasforma in lacrimevole nostalgia. Meglio evitare, dunque.

Così, quest'anno, non ho scelto un film di Natale ma un film a Natale, ovvero programmato in questi giorni: “Sopravvissuto - The Martian” di Ridley Scott con Matt Damon e un sacco di sabbia rossa. Devo dire che non ho rimpianto la scelta: le disavventure dell'astronauta Mark Watney, abbandonato su Marte e infine recuperato con un'improbabile cooperazione tra le agenzie spaziali di Usa e Cina, mi hanno divertito. Come sempre, guardando i film di scienza/fantascienza mi interrogo sullo stato d'animo degli sceneggiatori, impegnati a riempire schermate e fogli di dialoghi tipo: “Velocità di avvicinamento?” “4,2 metri al secondo”, “Distanza dall'obiettivo?” “53,86 chilometri”. Mi chiedo poi se l'attore scelto per “dare i numeri” debba rispettare alle lettera il copione o gli sia concesso un margine di improvvisazione: “4,2. No 4,3 metri al secondo”. Vuoi mettere il superiore realismo?

Comunque, visto “Sopravvissuto” non resta che attendere l'annunciato seguito nel quale Matt Damon, tornato sulla Terra, decide d'impulso di ripartire per Saturno con un biglietto di sola andata.

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