Finché c’è crisi

Volendo, se ne impara una ogni giorno. Io, per esempio, fino a ieri non sapevo che la definizione “crisi di mezza età” fosse stata coniata da uno psicologo canadese, Elliott Jacques, nel 1965. Una definizione che ha avuto successo visto che tutti i maschi, prima o poi, ci piombano dentro. Cercano di nasconderlo il meglio che possono, questo sì, ma ci sono comportamenti che, per quanto piccoli e discreti, non sfuggono all’osservatore più attento, come l’acquisto impulsivo di una Ferrari.

Definizione di successo, dunque, ma non per questo chiara. La “crisi di mezza età” è, nello stesso tempo, un concetto che sentiamo vero eppure rimane sfuggente, come il talento di Alessia Marcuzzi. In un lungo articolo per melmagazine.com, Hussein Kesvani ha dato la parola a tre uomini di tre età diverse, 37, 45 e 88, affidando loro il compito di spiegare che cosa è questa benedetta crisi. Nei due casi più “giovani” la isposta è più o meno quella che tutti – noi maschi, almeno – ci aspettiamo: una sorta di sensazione di imprigionamento. Ma è dall’uomo di 88 anni che arriva la risposta davvero illuminante: “Pensateci: ad ogni fase della vita affrontiamo una crisi. Solo che a un certo punto decidiamo di darle un nome, tutto qui”. E’ la vita, dunque, la crisi. Sentirla su di noi fa soffrire, ma è anche il segnale che siamo vivi e che c’è ancora qualche opportunità. Come quella di imparare, un giorno, chi ha inventato la definizione di crisi di mezza età.

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