I due sistemi

Vediamo se vi piace questa analisi sul l’informazione e sui cambiamenti ai quali è andata soggetta. Premetto che non è mia: il diritto d’autore appartiene a Oliver Luckett, imprenditore nel campo delle tecnologie e amministratore di ReviloPark, che sarebbe un “acceleratore culturale”, ovvero un qualcosa che si propone di agevolare idee e proposte artistiche.

Secondo Luckett, primo “media” in assoluto nella Storia è stata la Chiesa, intesa come sistema centralizzato di diffusione della parola di Dio. Dalla Chiesa, si è passati ai media che oggi identifichiamo per tali: il collegamento lo indicò Hegel con la sua famosa osservazione sul giornale la cui lettura, sostenne, era diventata «la preghiera del mattino dell’uomo moderno». Chiesa e giornali condividevano la forma della struttura: verticale. L’informazione era infatti convogliata dall’alto in basso.

Oggi, osserva Luckett, è proprio questa impostazione a essere cambiata. Il modello è diventato, dice lui, «olonico», parolone di ingegneria gestionale che identifica un sistema nel quale diverse entità, collocate sullo stesso piano, interagiscono tra loro su base negoziale collaborando a un fine produttivo. In parole povere: noi siamo tutti “oloni”, ovvero operatori dell’informazione sullo stesso livello (e dunque in una struttura orizzontale) perché ci basta un collegamento a Internet per portare il nostro contributo alla massa circolante delle notizie.

La questione fondamentale è dunque questa: meglio il sistema “verticale”, professionale ma anche paternalistico, fazioso e manipolatorio (chiunque abbia letto “Illusioni perdute” di Balzac si è fatto un’idea del peccato originale del giornalismo), o quello “orizzontale”, democratico, se si vuole, ma anche inattendibile, irresponsabile e spesso volutamente mentitorio?

In realtà, potrebbe non esserci scelta, perché giorno dopo giorno il secondo sembra prevalere sempre di più sul primo. Ma mentre il primo sistema poteva essere almeno parzialmente filtrato dall’esercizio critico individuale, il secondo richiederebbe, per essere “domato”, un «concertato sforzo di responsabilità sociale». Qualcosa, conclude Luckett, di cui l’umanità potrebbe essere incapace.

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