I fuochi d’artificio? Solo soltanto un’allegoria

“Vietati i botti di Capodanno a Napoli: 14 feriti”. Un titolista appena un poco malizioso avrebbe potuto tranquillamente azzardare, ieri, la sintesi di cui sopra. Si pensa sempre a Napoli quando si parla e di scrive del furore dei botti a San Silvestro, ma al di là del pregiudizio (e della tradizione), l’episodio più grave dei “festeggiamenti” 2021-2022 risulta sia capitato ad Ascoli Piceno, dove un ragazzo è ricoverato in condizioni critiche.

In ogni caso, Napoli ha fatto la sua parte, tanto che il quotidiano della città - “Il Mattino” - ha messo in homepage un servizio acconcio, denunciando il vezzo (?) di postare online video in cui ci si riprende a festeggiare (?) il Capodanno sparando in aria colpi di arma da fuoco. Lo stesso giornale sottolinea la denuncia dell’Associazione italiana per la difesa degli animali: almeno 400 tra cani e gatti morti in Italia la notte di San Silvestro e centinaia quelli scappati in preda al terrore. Denuncia sacrosanta, ma nella stessa pagina, poco più sotto, “Il Mattino” inciampa sul linguaggio quando nel descrivere lo spettacolo di fine anno titola senza esitare: “Passione Live fa il botto”.

“Fare il botto”, nel senso di fabbricare fuochi d’artificio, richiede in realtà una notevole competenza professionale. Come spiega un bell’articolo comparso su bihthink.com, tutto incomincia con la polvere da sparo, o polvere pirica, che è un composto formato per il 75% da nitrato di potassio, per il 15% da polvere di carbone e per il 10% da zolfo.

Con questa roba, però, uno al massimo ci può fare giusto un petardo: per illuminare il cielo di luci, forme e colori ci vuole dell’altro. Per esempio, occorre spingere l’ordigno fino in cielo: lo si fa facendo passare il gas di combustione da una fessura apposita, ben studiata in fatto di dimensioni e posizione. L’effetto sonoro di sibilo, fischio o botto vero e proprio pure si ottiene attraverso la gestione della compressione e il rilascio del gas, mentre è tutta un’altra faccenda quella che ci porterà ad avere l’orizzonte illuminato da rapidi quanto vivissimi colori. La fisica insegna che scaldare una quantità di materia significa caricare di energia gli atomi degli elementi che la compongono. Nel ricadere poi al normale livello di energia, la materia rilascerà quella in eccesso sotto forma di luce. Elementi diversi emettono onde luminose, elettromagnetiche, di diversa frequenza e dunque di diverso colore: lo stronzio produrrà luce rossa, il bario verde e il rame blu. Occhio al blu, però, perché se è troppo scuro sparirà nello sfondo notturno e se è troppo chiaro si confonderà col bianco: produrre il giusto blu di un botto significa dunque sintonizzarlo sulla perfetta lunghezza d’onda.

Complicato? Certo, ma non insolito. Si potrebbe dire perfino che i fuochi d’artificio rappresentano una sorta di allegoria dei nostri tempi: prodotti e tecniche frutto di intelligenza, studio, esperienza e dedizione che finiscono nelle mani di una massa (esplosiva) di imbecilli.

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