Il nuovo denaro

I migliori laboratori di ricerca (e le università a essi collegati) saranno forse ancora in Occidente, ma non c’è dubbio che nel campo della tecnologia applicata alla vita di tutti i giorni l’Oriente abbia preso il volo. In particolare la Cina, dove è stato ottenuto il risultato, importante sul piano sociale oltre che economico, di eliminare il denaro contante.

Anche le carte di credito, per la verità, se la vedono brutta: ai cinesi per pagare qualsiasi cosa basta lo smartphone. Lo fanno attraverso il credito caricato su app quali WeChat, con sistemi come QuickPay e con l’uso esteso dei QR code. Si è letto che ora anche WhatsApp vorrebbe lanciare un suo sistema per il pagamento di piccole somme: un passo verso la rivoluzione dell’interscambio di denaro che la Cina ha già portato a uno stadio molto evoluto.

Ma non è della tecnologia che vorrei (o potrei) parlare, ma del relativo contraccolpo sociale. La sparizione del denaro contante - inevitabile, credo, anche qui da noi - ci costringerà a una rivalutazione del nostro rapporto con esso. Se fino a oggi il denaro è stato rappresentato da un foglio di carta o da un pezzo di metallo - con tutta la simbologia, l’autorità regale e l’ufficialità anche retorica che ciò comporta - domani non resterà altro che un numero che scala da un conto e risale in un altro.

Meravigliosamente pratico, pericolosamente arido e portatore di una sola certezza: questo nuovo denaro finirà per costarci.

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