La brava maestra

«VENEZIA, 24 FEB - Strafalcioni come “rattopo”, “disciendente” o “aquisto” nelle risposte scritte per reclutare nuove maestre in Veneto: così la selezione al primo turno ha costretto gli esaminatori a bocciare il 53% dei partecipanti. “Ci siamo trovati davanti a errori grossolani - spiega uno degli esaminatori - certamente c’erano anche imprecisioni legate ai contenuti, ma quelle sono sempre prevedibili. Ci hanno colpito invece gli errori grammaticali”».

La notizia Ansa che avete avuto la bontà di leggere fino a qui è di quelle che mettono i brividi. Oso dire che, su di me, l’effetto è ancor più sconvolgente: oltre a rabbrividire, sento che mi è venuta qualche linea di febbre e anche una stretta allo stomaco. Infatti, non importa quanti anni siano passati, il ricordo della maestra delle elementari mi rimane caro. La ragione, naturalmente, è che era un’ottima maestra ed è stata con la mia classe cinque anni, cosa piuttosto rara anche allora, tra gli anni Sessanta e i Settanta.

Essendo brava e avendoci seguito ininterrottamente dal primo giorno all’ultimo, per noi scolari la maestra era fonte di ogni Verità Ultima: le era perfino concesso di contraddire, di tanto in tanto, qualche affermazione dei nostri genitori. Dopo tutto, manovrava con infinita perizia il gesso sulla lavagna, dove lasciava traccia di parole e numeri in splendida grafia, ed era munita di una penna rossa con la quale, sul quaderno, aveva il potere di scrivere l’esaltante “Bravo”, l’ottimo “Molto bene”e il dignitoso “Bene”, ma anche giudizi meno generosi - mai umilianti, però - che potevano rimettere in discussione tutto il nostro mondo.

Tale fiducia, unita alla bravura dell’insegnante, è stata per me garanzia di un’educazione impostata su basi sicure e promettenti. Ciò significa che i successivi disastri sono stati solo colpa mia. Ma può accadere: l’importante è che, anche oggi, maestri e maestre garantiscano un buon avvio. In caso contrario, più tardi non ci sarà rattopo che tenga.

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