La giustizia yogurt

Lo Stato dell’Arkansas (pronunciato “Arkansaw”) ha avuto parecchio da fare negli ultimi giorni: c’eran da sbrigare in tutta fretta alcuni ammazzamenti. Per la precisione, quattro: tanti quanti i condannati a morte che attendevano in quello che i film penitenziari ci hanno insegnato a chiamare “Braccio della morte”.

I condannati sono stati assassinati per iniezione letale nell’arco di otto giorni. Lo Stato americano era rimasto un po’ indietro con le esecuzioni, quando i funzionari si sono accorti che se i prigionieri non fossero stati uccisi entro domenica la dotazione di “farmaci” letali sarebbe scaduta, come una qualunque confezione di Aspirina, e rimpiazzarla sarebbe stato difficile se non impossibile. Ci troviamo infatti nella situazione, non comune, in cui il privato dà lezioni di etica al pubblico.

Lo scorso anno il gigante farmaceutico Pfizer si è aggiunto all’elenco dei marchi che hanno imposto severi controlli alla distribuzione dei loro prodotti in modo da impedire che vengano impiegati nelle esecuzioni. L’Arkansas, dunque, ha “dovuto” esaurire la scorta di prodotti (e di prigionieri) in questi ultimi giorni attestando per l’ennesima volta che non necessariamente l’autorità è una cosa seria o anche semplicemente umana. A parte ogni considerazione etica sulla pena di morte, pratica che ognuno ormai dovrebbe associare alla barbarie più irredimibile, morire per una data stampigliata su una scatoletta di cartone è, anche per il criminale più feroce, una tragedia di imperdonabile cattivo gusto.

La vittima, qui, non è solo il prigioniero ma anche, e forse soprattutto, il millenario sforzo umano di amministrare la giustizia. Dopo tanta storia, e dopo tanto pensiero in fatto di legge, etica e filosofia, eccoci alle sentenze-yogurt: da consumarsi preferibilmente entro. Ecco “preferibilmente” potrebbe essere la parola chiave. Sappiamo bene che gli uomini, anche quando organizzati in Nazioni e governi, dovendo scegliere tra ragione e stupidità spesso inclinano verso la seconda. C’è però sempre una scelta e, preferibilmente, vorremmo che ogni tanto fosse quella giusta.

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