L’arte di esagerare

Parliamo di giornali e soprattutto di titoli i quali - il sospetto è legittimo - sono poi l’unica cosa (o quasi) che la maggioranza delle persone legge veramente. Ebbene, la domanda (che può apparire ingenua) è la seguente: i titoli di cui sopra sono esagerati? In altre parole, tendono a modificare la realtà gonfiandone certi particolari allo scopo di attirare l’attenzione?

Convinzione generale è che sì, i giornali esagerano sempre. Quando non esagerano, raccontano balle. Purtroppo non è solo un luogo comune: secondo una ricerca condotta nel 2014 dal British Medical Journal l’81% degli articoli contiene, in una misura o nell’altra, elementi di distorsione.

Non pensate però che gli articoli di cui sopra rappresentino i mattoni di un presunto complotto per distrarre il pubblico e per manipolarlo: le esagerazioni cui fa riferimento il Journal sono più che altro semplificazioni, allusioni e imprecisioni tese a rendere un soggetto più “digeribile” dal pubblico. Molto spesso, per esempio, gli articoli giocano con i concetti di causalità e correlazione. Si scrive - è l’esempio usato in una ricerca - che “L’allattamento al seno migliora il comportamento dei bambini” quando una formula più prudente, e più corretta, imporrebbe di affermare che “L’allattamento al seno è associato con un miglior comportamento dei bambini”.

I redattori dispongono poi di una varietà di strumenti lessicali per sfumare o definire la notizia: per esempio, qualcuno scriverà che “L’allattamento al seno potrebbe migliorare il comportamento dei bambini” inserendo così un elemento di dubbio che, presentando l’informazione in termini più onesti, ne conserva gli elementi di curiosità e interesse. Insomma, l’esagerazione è in definitiva solo una tecnica che, come la coloritura conferita dai musicisti alle note, serve ai giornalisti per consegnare le notizie. Non necessariamente, dunque, è una truffa. Piuttosto, si è evoluta in una sorta di linguaggio, perfino di arte: pericolosa quando cade in mani disoneste.

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