Lavorare e vivere

In quale posizione vi ponete rispetto al lavoro? Uguale e contraria, vorremmo rispondere per scherzo. Se non fosse che la questione è seria. Facile distinguere, anche per semplificare, due categorie contrapposte: quelli che nel lavoro ci si immergono fino al collo, e lo fanno diventare ragione stessa di vita, e quelli che tendono invece a prenderlo alla leggera. Per la verità, esiste anche una terza categoria: quelli che il lavoro lo cercano e non lo trovano e se lo trovano è soltanto per brevi periodi.

Potenzialmente, però, la questione si pone anche per loro, perché è insita nella psicologia di ognuno. Siamo tra quelli che “diventano” il lavoro che fanno o tra gli altri, quelli che si presentano sì, in ufficio, in negozio o in officina, ma lasciano la mente a casa, o in qualche altra località magari più esotica e soleggiata?

Kristin Wong ha realizzato per “The Cut” un’esplorazione piuttosto approfondita di queste categorie per concludere che troppo attaccamento al lavoro non fa bene a chi lavora e neppure al lavoro stesso. “Impedisce di vedere la situazione con oggettività – sostiene – e rende refrattari alle critiche, comprese quelle costruttive”. Un salutare (e produttivo) distacco dal lavoro è raggiungibile, secondo lei “lamentandosi un po’ meno”, “sforzandosi di essere obiettivi” e “ricordandosi che noi siamo più del nostro lavoro”. Grazie Kristin: gran bel lavoro! Ops, si fa per scherzare.

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