Nell’agenda dei media il telefono amico non c’è

Nel giro di pochi giorni, la galassia delle Celebrità, che sembrava essere perturbata di tanto in tanto solo dal vento dello Scandalo, ha conosciuto in due distinte occasioni nientemeno che la Tragedia.

Prima la stilista Kate Spade, poi lo chef-scrittore Anthony Bourdain: due suicidi talmente simili da far pensare che possano essere consequenziali, ovvero connessi, sia pure a un oceano di distanza, dall’emulazione. Un sospetto che ha colto i media internazionali i quali, nel dare la notizia della morte di Bourdain, si sono affrettati a far presente a lettori e ascoltatori che esistono linee telefoniche gestite da volontari pronti a prestare ascolto a chiunque si ritrovi, per una ragione o per l’altra, nell’angolo buio dell’esistenza dal quale, sulle prime, non sembra esserci via di fuga. Questo perché, evidentemente, i media di cui sopra hanno riflettuto su ruolo e responsabilità che competono loro: diffondere una notizia è doveroso, ma altrettanto indispensabile è ragionare sulle possibili conseguenze di tale diffusione. Ecco dunque la Cnn riempire senza esitazioni il palinsesto con la morte di Bourdain, con le interviste a chi lo ha conosciuto e con gli spezzoni più significativi delle sue trasmissioni, ma sempre mantenendo in sovrimpressione il numero della “hotline” anti-suicidi e obbligando i mezzibusti a farvi riferimento di tanto in tanto. Lo stesso accorgimento è stato adottato da molta stampa internazionale e dai siti di informazione più attenti.

Analoga accortezza non mi sembra sia stata osservata da noi, a riprova, forse, che certi ragionamenti sull’impatto dell’informazione - intesa come generica circolazione di notizie e commenti - ancora non sono stati affrontati o, più probabilmente, sono finiti in secondo piano rispetto all’urgenza di usare le nuove tecnologie per affrettare l’annuncio, anticipare il commento, mitragliare freddure e predisporre scenari futuri alla velocità con la quale si monta una lampada dell’Ikea.

Questo, molto probabilmente, spiega le macerie culturali che ci siamo lasciati alle spalle e dalle quali ricaveremmo un senso di grande desolazione se solo avessimo il tempo di voltarci a guardarle. Quello adottato da Cnn & C. sarà stato un accorgimento un po’ peloso - “buonista” si direbbe oggi ( ma io non lo dico perché la parola mi fa schifo) - e tuttavia dà la misura di un sistema informativo il quale si ricorda che a leggere e ad ascoltare non c’è un’indistinta boscaglia di teste da bersagliare, ma una folla di individui, ognuno con la propria sensibilità, e che tra i tanti qualcuno potrebbe sentirsi sul ciglio del baratro: sarà meglio tendergli una mano prima che barcolli e finisca per cadere.

Spero di sbagliarmi, ma il nostro Telefono Amico (199.284.284) non ha avuto in questi giorni altrettanta pubblicità delle linee anti-suicidio americane o inglesi e comunque è rimasto in disparte mentre tg, siti e giornali si industriavano a pubblicare retroscena e a indagare su presunti perché e percome. Qualcuno poi, nel solito bailamme dei social, ha trovato il modo di insultare a caso vivi e morti, al solo scopo di giustificare la propria esistenza in vita. Ma quella è gente che, al momento fatidico, meriterebbe comunque di trovare la linea occupata.

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