Ogni pomeriggio

Immagino che l’importante ricorrenza di oggi, la Giornata della Memoria, verrà celebrata da molti che, sul tema, avranno parecchio da dire. A garantire ogni immaginabile completezza, interverrà anche chi avrà poco o niente da aggiungere. Dunque, è con moderato senso di colpa che mi accingo ad occuparmi d’altro, ovvero di televisione.

È solo per caso che, dopo aver ricordato ieri i 25 anni dalla morte di Benny Hill, oggi finisca per parlare della dipartita di un’altra stella della tv d’epoca, Mary Tyler Moore, attrice e produttrice responsabile, tra le altre cose, dello show ( sit-com) che portava il suo nome.

Sembra stucchevole mettersi a lutto per la scomparsa, dovuta all’implacabile legge dell’anagrafe, dei protagonisti della tv che ha visto crescere la mia generazione, ma forse siamo proprio noi cinquantenni i primi ad essere venuti grandi sotto l’influenza della tv, che se da una parte ci ha diluito lo spirito con tante ore di nulla, dall’altra di tanto in tanto ha saputo inocularci, con levità, qualche utile vaccino civile.

Certamente lo ha fatto lo show di Mary Tyler Moore. Da un punto di vista storico (di storia della tv, cioè), il “Mary Tyler Moore Show” è stato quello che ha definito gli anni ’70 (per gli anni ’80 bisogna indicare forse “Cheers”, per i ’90 certamente “Seinfeld”, ma se parliamo di tv britannica allora dobbiamo rifare tutto e nominare “Fawlty Towers”, “Only Fools and Horses” e “Father Ted”) ma, a giudicare dai commenti alla notizia della morte della protagonista, la sua influenza risuona ancora oggi.

L’attrice è stata ricordata dai media come icona del femminismo, prima a incarnare in tv un personaggio di donna moderna. Quarant’anni fa lo show parlava, senza per questo dimenticare la sua ragione d’essere, l’intrattenimento, di temi come il divorzio, l’educazione sessuale, l’omosessualità e il razzismo. Per me, rappresentava soprattutto un modello di vita vissuta con indipendenza, gentilezza, coraggio e umorismo. Non poco per 30 minuti di televisione ogni pomeriggio.

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