Parlare con il fuoco

Ancora una volta, attingiamo alla fonte dell'agenzia Ansa:

"GROSSETO, 26 AGO - Un grossetano di 38 anni è stato sorpreso dai carabinieri mentre appiccava il fuoco a un cumulo di aghi di pino lungo la via del Tombolo a Marina di Grosseto, nella pineta. Fortunatamente il fuoco non si è esteso ma è rimasto circoscritto al piccolo cumulo interessato dalla fiamma. L'uomo è stato denunciato in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Grosseto".

Prima di incominciare a lagnarci del giudice permissivo che mette in libertà un piromane, ragioniamo un pochino su quel che abbiamo appena letto. L'articolo nulla dice circa il movente che ha spinto l'uomo a tentare di incendiare una pineta. Possiamo però immaginare che non si tratti di alcunché di elevato. Nulla di paragonabile alla mistica follia del monaco abbagliato dalla bellezza che finiva per dar fuoco al padiglione d'oro dell'omonimo romanzo di Mishima. Molto probabilmente, sotto ci sarà invece qualcosa di losco e brutale: un meccanismo intimidatorio tipico della criminalità.

Ciò detto, e aggiunto che i criminali sono criminali e i non criminali non lo sono, il comportamento del piromane grossetano riflette a meraviglia questa stagione umana, piena di stolidi incendiari morali, pronti a distruggere, negare, odiare e respingere perché inermi davanti alla sfida dell'evoluzione sociale. Nei commenti, nelle polemiche, nella testarda ostinazione a voler portare indietro le lancette della Storia, dimostrano una brutalità intellettuale che, in un'era confusa e difficile ma ricca di stimoli e di possibili accessi alla cultura e al pensiero, diventa difficile da comprendere e da giustificare. Non voglio paragonarli in tutto e per tutto al piromane toscano, ci mancherebbe, però nelle loro parole, nell'intolleranza che oppongono a ogni cosa che si muove, c'è qualcosa della sconfitta irreparabile di chi vorrebbe cancellare con il fuoco ciò che non gli piace.

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