Poco ridere

Con il vostro permesso, oggi attingerei al notiziario esteri. Ecco qua: "Il presidente filippino Rodrigo Duterte ha comparato la sua sanguinosa campagna antidroga, che ha fatto finora oltre 3.000 morti, all'Olocausto compiuto da Adolf Hitler. 'Sarei felice di massacrare tre milioni di tossicodipendenti', ha detto".

L'aspetto più sorprendente di queste parole sta nel fatto che, in conseguenza di esse, nelle Filippine è accaduto ben poco. Qualcuno ha protestato, altri hanno fatto notare che Hitler, come modello di comportamento, non è proprio raccomandatissimo dai testi di pedagogia, i più hanno scosso la testa e tutti sono tornati alle loro occupazioni. Dimenticavo: non pochi hanno espresso solidarietà con il presidente, affermando che se vuol organizzare un Olocausto, ebbene, chi siamo noi per impedirglielo?

Non vorrei aveste l'impressione che, oggi, qui si parli soltanto delle Filippine. Non so se avete notato, ma questo del leader mentecatto è un simpatico 'trend' che va affermandosi qui e là in tutto il globo. C'è chi li chiama populisti o demagoghi e chi invece parla di "uomini forti". Io preferisco la definizione di balenghi, intendendo con ciò individui incapaci di rapportarsi non tanto con il "buon senso" quanto con la logica e la misura delle cose, nonché patologicamente inabili a osservare un minimo di contegno umanitario.

A scuola gli insegnanti stigmatizzavano imperatori e condottieri sottolineandone la crudeltà e il disprezzo per le forme istituzionali (Caligola e il cavallo senatore): illusione pensare che i secoli abbiano portato progresso. All'indifferenza per la vita umana, nei capipopolo di oggi si aggiunge, anche grazie alla giungla di specchi che è diventato il mondo, la costante dilatazione dell'ego e la totale perdita di senso del ridicolo. Dal paffuto nordcoreano al trucido filippino, dal bullo russo al berluschino americano, è tutto un gonfiare le guance, sporgere mascelle e sventolare pugni. Mai come oggi il potere è stato ridicolo e mai come oggi fa così poco ridere.

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