Primo e Secondo

Il mio raccontare, ieri, di pedoni in rotta di collisione e dei meccanismi psicologici di dominio e sottomissione che intervengono a evitare le collisioni suddette, era talmente leggero e superfluo, così lontano dalla gravità delle Borse che crollano, dai britannici che se ne vanno, dagli europei che tremano e dalle cassandre del “non c’è futuro”, che oggi mi vien voglia di tornarci sopra. Le ragioni sono due: prima di tutto per concedermi un ragionare bizzarro che, a dosi calibrate, considero salutare; poi, per irritare un pochino quelli per cui un argomento è serioso oppure non è.

Ci sarebbe anche una terza ragione, la più banale: l’argomento non era esaurito. Nel parlare di potenziali scontri tra passanti, l’articolo (e lo studio che gli forniva lo spunto) non affrontava un aspetto importante della questione. Se infatti è basilare stabilire chi concede il passo e perché, molto interessante sarebbe anche scoprire che cosa succede nelle nostre teste nei momenti, rari ma non troppo, in cui invece di schivare e proseguire il cammino, la coppia di pedoni rimane invischiata in un buffo balletto nervoso di finte, controfinte e risatine imbarazzate che si prolunga per qualche secondo.

Qui ci sarebbe materiale per gli scienziati impegnati nello studio dei neuroni-specchio. Ecco che il Primo Passante tenta di districarsi con uno scatto a destra degno di Gareth Bale, ma il Secondo, la cui risposta si attiva in un millisecondo, procede a ostacolarlo; Primo è dunque costretto a un rientro, seguito però da identica manovra di Secondo. Risultato, i due si fronteggiano in uno stallo elettrico, fatto di tensione e imbarazzo.

Ecco, avrei voluto parlare di questo per star lontano da Brexit, sterline e Borse. E invece mi accorgo che Primo e Secondo sono proprio il Regno Unito e l’Europa, che ancora si pestano i piedi in cerca ognuno di una strada che per certi aspetti deve essere diversa e per altri non può che essere la stessa. E intanto, tutti e due rimangono al palo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA