Quelle buone ragioni per guardare la Luna

Per scherzo, e per andare a caccia di qualche “like” senza i quali, ormai, non si arriva a sera, ieri ho pubblicato sul mio profilo Facebook la seguente osservazione: “Possibile che nessuno abbia fatto l’hashtag #eclissenefrega?”

Qualcuno ha risposto mettendo il pollice in su, altri con la faccina che sghignazza; è comparso addirittura un cuoricino: interventi generosi perché, a voler indagare fino in fondo, la battuta non reggeva.

Le mancava infatti l’ingrediente fondamentale, quello scartamento imprevedibile dalla realtà che, mantenendola nella verosimiglianza, avrebbe potuto caricarla di vero umorismo. L’hashtag “#eclissenefrega” infatti era stato fatto eccome e circolava, se non alla grande, perlomeno con molta insistenza su Twitter.

Questo perché viviamo in un mondo intellettualmente fatto a incastro: se qualcuno dice qualcosa, e peggio ancora se si permette di insistere, qualcun altro dirà il contrario. Non tanto per convinzione - nessuno si ricorda più che cosa sia la convinzione, figuriamoci poi la coerenza - ma perché scatta in noi il bisogno di contrapposizione, l’attrazione del contrasto che, almeno in teoria, dovrebbe darci la possibilità di risaltare.

Nel gran pastone, va da sé, non risalta proprio nessuno e anche chi rimane per qualche tempo al centro dell’attenzione lo fa, di solito, in modo obliquo e ben poco favorevole: più solleva il polverone, anzi, più velocemente lo vedremo scomparire dalla scena.

Dunque, con buona pace di chi l’hashtag “#eclissenefrega” lo ha usato non per (tentato) umorismo, per una volta si potrebbe azzardare qui un elogio del conformismo: quello che ha spinto così tanta gente,venerdì sera, a guardare la Luna in cielo (prerogativa un tempo riservata a poeti e marinai) per ammirare l’eclissi totale e, subito dopo, per condividere sui social immagini e sensazioni.

L’attrazione così diffusa per l’affascinante fenomeno naturale è confortante in sé: vuol dire che in noi sopravvive l’umanissimo smarrimento per ciò che è grande e ineluttabile, solenne e misterioso. Come, appunto, un’eclissi. A risvegliare questo inebriante perché repentino ridimensionamento dell’ego bastano, a volte, anche un tramonto o un arcobaleno. Mesi fa ci aveva lasciato senza fiato un cielo rosso e inquieto, l’altra sera è toccato alla Luna salire sulla passerella della nostra meraviglia.

L’eclissi è durata 103 minuti nel cielo ma, in noi, anche di più e lo si è potuto misurare, questo tempo emotivo, con una certa precisione.

I siti d’informazione, infatti, hanno accatastato nelle loro homepage foto della “Luna rossa” fino a quando hanno sentito persistere un collettivo sentimento spaziale: al primo cedimento, al primo segnale di disinteresse, ecco che l’eclissi lunare si è completata per davvero e son tornati a trionfare i Salvini e gli anti-Salvini, i grillini e gli anti-grillini.

Che poi siamo tutti noi quando ci pare di non avere una ragione per guardare la Luna. Come se per cercare la meraviglia ci fosse bisogno di una ragione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA