Risate imperfette

Tra gli anniversari più singolari in cui vi potrebbe capitare di imbattervi nel 2017 (ma probabilmente non vi capiterà) c’è quello che segna i 25 anni dalla morte di Alfred Hawthorne Hill.

Messo così, il nome e vi dirà poco, ma una volta tradotto nella sua versione artistica, senz’altro più d’uno avrà un’illuminazione: Alfred Hawthorne Hill era infatti noto come Benny Hill.

Riparlare di Benny Hill a 25 anni dalla sua morte sembra superfluo: non è che l’uomo abbia lasciato un’opera da riscoprire, da studiare perché emergano chissà quali dettagli trascurati.

Dal 1955 al 1991 produsse, in varie forme e su vari media, il suo “Benny Hill Show” che nella versione della Thames Tv, iniziata nel 1969, diventò famosissimo anche da noi. La ragione è che faceva ridere senza bisogno di parole. Accompagnate dal celeberrimo tema musicale “Yakety Sax” (basta ascoltarlo per mettersi a sorridere) le gag di Hill, se rinunciavano quasi del tutto ai dialoghi, facevano però pieno ricorso a un pesante bagaglio politicamente scorretto. Doppi sensi visivi, ragazze scollacciate (le “Hill’s Angels”), generica follia e un pizzico di nonsense. Infine, a riempire ogni possibile vuoto, gli schiaffetti sulla zucca pelata di una delle “spalle” predilette, il minuto e attempato John “Jackie” Wright.

Benny Hill fu licenziato dalla tv inglese nel 1990 con un’accusa dalla quale non poteva difendersi: quella di umorismo sessista. Le ultime stagioni del suo show, vendute in 97 Paesi, non andarono in onda nel suo, la Gran Bretagna. Morì solo, in un appartamento di Londra, e ci vollero due giorni prima che qualcuno andasse a vedere che fine aveva fatto.

Non so se si può dire se Hill fu ucciso dal politicamente corretto. Nel 1990 era tempo che anche la comicità desse il suo contributo alla crescita sociale. È difficile però non pensare a lui come a una vittima, perché di risate, anche imperfette, in fondo c’è sempre bisogno.

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