Sangue e cuore

La notizia risale allo scorso 17 dicembre, ma credo ci sia ragione di leggerla anche oggi. La copio, al solito, dall’Ansa: «Non si è rinnovato a Napoli il miracolo di San Gennaro. Alle 19.15 l’ampolla è stata riposta nella teca che la custodisce e la Cappella del Tesoro di San Gennaro, in Duomo, è stata chiusa. Nel giorno del cosiddetto “miracolo laico” non si è sciolto il sangue del Santo Patrono. Prima di chiudere la teca monsignor Vincenzo De Gregorio, abate della Cappella, rivolgendosi ai fedeli ha detto : “Non dobbiamo pensare a sciagure e disgrazie. Noi siamo uomini di fede e dobbiamo continuare a pregare”».

Credo sia da sottolineare soprattutto la frase di monsignor De Gregorio «non pensiamo alle disgrazie» perché, evidentemente, è proprio il pensiero che ha letto nelle facce un po’ sgomente che gli stavano davanti. Stessa espressione devono aver avuto, più o meno, i 130mila navigatori del web che, nel sito dell’Ansa, hanno fatto di questa notizia la più letta della settimana nel notiziario della Campania.

Il rito dello scioglimento del sangue di San Gennaro è un intreccio tra storia, fede e superstizione che non mi sognerei affatto di provare a definire qui. Se ne parlo, è perché mi ha colpito il numero di lettori interessati. Non diamo la “colpa” all’indole dei napoletani: in questo periodo tutti siamo alla caccia di segnali positivi e il mancato “miracolo” del Duomo ci suona come un’occasione persa, una fallita consegna di ottimismo, un raggio di speranza sul quale non credevamo di contare ma, ora che non si è manifestato, scopriamo responsabile d’una malinconica sensazione di vuoto.

Il sangue! A Napoli quello del santo non si scioglie. Il nostro, di fronte a certe notizie, men che meno: al contrario, si raggela. Eppure, non possiamo fare altro che contare su di esso e sul cuore. Sperando batta, naturalmente, ma anche, e non è secondario, che tutti, secondo tradizione, ne abbiano uno.

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