Un dinosauro che fa paura. Ma non a noi

Dall’agenzia Ansa: «BUENOS AIRES, 02 APR - Ricercatori argentini hanno identificato i fossili di una nuova specie di dinosauro, il “Llukalkan aliocranianus”, considerato uno dei grandi predatori vissuti in Patagonia decine di milioni di anni fa. Lo riferisce l’agenzia di stampa statale Telam. In una descrizione del ritrovamento, una equipe del Conicet argentino (l’equivalente del Cnr italiano) ha spiegato attraverso le reti social che il Llukalkan aliocranianus, ribattezzato come “Quello che fa paura”, era un sauro di grandi dimensioni, fino a cinque metri di lunghezza, “con un forte morso sostenuto da denti lunghi e molto affilati”. I suoi resti fossili risalgono a circa 85 milioni di anni fa. Il Llukalkan, hanno assicurato i suoi scopritori, aveva anche “enormi artigli sulle sue zampe ed era dotato di un acuto senso dell’olfatto”».

Bello, no? Ora sappiamo che il trasformismo biologico che da milioni di anni si esibisce su quel curiosissimo palcoscenico geologico che è la Terra, ha offerto, in una specifica stagione, lo spettacolo di un essere capace di annusare i fiori ma non di coglierli. Sappiamo anche che gli scienziati continueranno a studiare il “Llukalkan aliocranianus” e finiranno per mettere in luce altre sue caratteristiche: l’esatto periodo in cui è vissuto, la sua dieta, gli abbonamenti streaming che aveva sottoscritto e quelli che non era riuscito ad annullare se non divorando il decoder.

Sarà un nuovo, brillante capitolo da aggiungere al grande libro della Storia Naturale.

Peccato solo che, in partenza, contenga già un errore. Il “Llukalkan aliocranianus” non può essere in nessun modo “Quello che fa paura”, certamente non se messo a confronto con tutti gli altri esseri comparsi, fino a oggi, sulla faccia del pianeta. Ai suoi tempi, non lo mettiamo in dubbio, sarà stato un tipino temuto, e gli altri dinosauri, nel trovarselo davanti, avranno cambiato strada (anche perché - così pare - perfino quando era in buona comunque ti attaccava dei bottoni tremendi), ma oggi come oggi non è certo in grado di competere con la ferocia dei nuovi modelli biologici, e segnatamente con la cattiveria e la ribalderia dell’homo sapiens.

Il quale, dalla sua, non ha soltanto la malvagità calcolata e premeditata, il sadismo e perfino la capacità di mettersi in consorzio con altri esemplari della sua specie in modo da assicurare alle sue efferatezze un’efficacia su larga scala: esso, solo e speriamo unico tra le creature viventi, porta con sé, avvitata per bene nel suo Dna, una caratteristica che non trova riscontri storici nelle altre specie, la stupidità. Gli animali possono essere - e sono - semplici, istintivi, ingenui ma mai stupidi. L’uomo lo è perché si comporta da idiota pensando di non esserlo, sopravvaluta le sua facoltà, ne esalta gli errori, sogghigna quando le vede riflesse negli altri e combina disastri che lasceranno un segno a lunga conservazione. Il povero “Llukalkan aliocranianus” non ha mai potuto ambire a tanto e finisce anche lui vittima della stupidità umana, che tanto per incominciare gli ha dato un nome che non merita.

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