Girotondi per volare

In un'estate confusa bisogna ritrovare la voglia di girotondi. Con un finale differente: non cadere, pur ridendo, ma volare.

Volare significa riscoprire la profondità del nostro dialetto, il suo significato più antico e modernissimo, come sulle pagine di Cirléi di Luigi Giavini, edito da Nomos. Scoprire personaggi, storie, nutrirsi di domande eterne come il mondo (ul nagùta, il niente come può essere spacciato per l'inizio della vita?), incontrare ancora valori come la riconoscenza e l'amicizia. Rendere omaggio a una Marta dei tempi nostri, che si prodiga senza voler comparire. O a un amico che ha concluso il suo cammino sui monti amati.

 

Ma soprattutto per volare serve la valigia. A valisa. Perché il libro di poesie in bustocco di Giavini - introdotto dalla delicatezza di Marisa Denna Ferrario - vuole scuotere con gentilezza Busto e portare un sorriso ai clochard, attraverso il gruppo Alpini. Tutti ricordano Jean clèr e il suo lavoro silenzioso di ungere le saracinesche. Un patto di solidarietà, che si vuole alimentare, perché la valigia dell'ultimo viaggio contenga un niente buono, apparente, ma sia colma della voglia di aiutare gli altri.

© RIPRODUZIONE RISERVATA