
Nella rincorsa verso il Natale di solito c'è tempo solo per fermarsi e rattristarsi, di questi tempi. Bisogna chiudere gli occhi, per non avvertire un vago senso di disagio, sotto i colpi dell'incertezza. O, come dicono alcuni, della sicurezza che si chiama grigio e crisi.
Per fortuna ieri ho incontrato gli agricoltori. Loro mi danno sempre la carica, e sapete perché? Perché hanno una luce negli occhi particolare, e hanno una vita dura. Due elementi apparentemente inconciliabili. Gli agricoltori non hanno solo il nemico di tutti: recessione e compagni. Sono sotto il cielo della madre di tutte le incertezze: la natura. La Borsa? Lo spread? Ma chi se ne frega.
C'è il cielo che ti regala acqua, sole ed energia. O ti stronca i raccolti. Sei in sua balìa, per tutti gli accorgimenti che tu possa adottare.
Grazie, ai nostri agricoltori. Per il loro ottimismo, che è quello vero: il duro ottimismo della terra, di chi la lavora e di chi la rispetta, accada ciò che accada.
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