Il principe africano

Era una presenza silenziosa, ora un'assenza che fa rumore. Che fine ha fatto quel ragazzo africano che sedeva sempre fuori dalla pasticceria con la sua merce e la sua cortesia?

Li chiamavano vu' cumprà, ma quello era un principe prestato a noi. Un volto nobile, un'eleganza che non consisteva in marchi esibiti bensì in una sobrietà distinta. E come un vero principe, non chiedeva mai, offriva. Restava lì, con il suo sorriso a cui di tanto in tanto aggiungeva un solenne: buona giornata. E tutti compravano qualcosa o facevano scivolare qualche moneta nella sua mano che si levava appena.

La risposta sulla sua sorte arriva lieve. È tornato a casa, da un po'. Appena ha potuto, ha voluto restare con la sua famiglia. Ma non dimentica, e non è stato dimenticato. A ogni ricorrenza, un gruppo di persone gli manda un dono, un messaggio.

E il principe africano, con la nobiltà dipinta sul suo bel volto, ringrazia la città che l'ha ospitato e con cui è nata una stupenda amicizia. Roba da dare (a lui, povero e generoso) la cittadinanza onoraria.

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