La tv (non troppo) perduta

Dialogo sul treno, una coppia sta spiegando dove abita. Una via che cade nel vuoto, come le altre indicazioni fornite all'interlocutore: siamo vicini al tale sindacato, o a quel negozio.

Ma a un certo punto una luce si accende e l'altra persona esclama: ah, dove c'era Tele Alto Milanese. Lui non è di Busto, anche se abita vicino e probabilmente conosce la città meglio di tanti suoi abitanti. Non ha avuto esitazioni nel compiere quel collegamento, però, e nell'aria resta come una raffica di immagini, di tempi in cui si osava essere pionieri.

Il volto di Peppino Mancini, che si colorava di entusiasmo in questa e altre imprese come la Pro Patria. E gli altri personaggi nati o cresciuti artisticamente in quel magico mondo che sapeva essere primo nel fare: Lucio Flauto in testa.

Così affiora il pensiero: chissà quanti, come lui, passano da via Caprera e istintivamente rivedono l'avventura televisiva di Mancini, che bruciava tutti sui tempi. E quanti neanche sanno di questa primogenitura, poiché sono trascorsi tanti, tantissimi anni.

Forse è anche quando non si fa abbastanza per ricordare ciò che di buono si è compiuto, chi erano gli artefici, che si trova meno spesso il coraggio di combattere ancora. Con un'azienda, con una decisione difficile, persino con una risata.

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