Bambini siriani da Lampedusa
Sfamati in città prima di ripartire

Profughi da Lampedusa a Como, in cerca di un passaggio a Nord.

Como

Profughi da Lampedusa a Como, in cerca di un passaggio a Nord.

La vigilia di Ferragosto ha assistito alla mobilitazione della polizia di frontiera e dell’Ufficio stranieri della questura, del Comitato femminile della Croce Rossa e della parrocchia di Rebbio per assistere tre famiglie con bambini rintracciate alla stazione di Chiasso dalle guardie di confine ticinesi su un treno diretto a Zurigo durante i controlli di confine.

Sono state respinte in Italia; avevano un regolare biglietto per Zurigo, ma non avevano intenzione né di fermarsi in Svizzera, né di chiedere asilo politico. Volevano raggiungere la Svezia e la Norvegia, per ricongiungersi ai parenti, ma poiché non avevano documenti, sono stati riconsegnati in Italia, secondo gli accordi di Schengen.

Il primo allarme, lunedì sera: «Alla nostra polizia di frontiera, le autorità ticinesi hanno riconsegnato una famigliola etiope – racconta Luciana Spalla, presidente del Comitato femminile Cri – e gli agenti hanno chiamato il 118. Noi siamo state chiamate dai volontari».

La famigliola era composta dai genitori e da due bambini piccoli. «Erano stremati – dice Luciana Spalla –. Era ormai sera, sono stati accolti da don Giusto della Valle, nella parrocchia di Rebbio, per la notte».

Ma si sono fermati per poco: già ieri mattina, si erano dileguati. Ieri la Svizzera ha respinto due famiglie siriane, sbarcati a Lampedusa dopo sette giorni trascorsi in mare su un barcone. Nove persone in tutto, cinque bambini piccoli e quattro adulti.

«Avevano fame – dice la presidente del Comitato Cri – abbiamo fatto preparare pennette al sugo dalla cucina dello Yacht Club, hanno mangiato, li abbiamo dotati di un biglietto per Milano. Qui prenderanno il treno per arrivare in Norvegia dalla Francia». Resta alta l’allerta profughi

© RIPRODUZIONE RISERVATA