Boom di furti di biciclette
Ma pochissimi denunciano

Ma in pochi denunciano la sparizione del loro mezzo. O non forniscono indicazioni utili per ritrovarle

Nessun dato ufficiale: per le stime nazionali, ne vengono rubate 320mila dei 4 milioni in circolazione

I furti di biciclette sono in crescita a Como, così come tutti i reati di tipo predatorio, cioè furti e rapine. Ma a differenza di questi ultimi si tratta di fenomeni del tutto “incontrollabili”. Quindi, assai difficili da monitorare e contrastare.

Basta considerare il fatto che, nei database di Questura e Prefettura, non esiste la voce indicante i “furti di biciclette”. Le biciclette scomparse vengono comprese nella voce che raggruppa i “furti di motocicli”. Inoltre, i comaschi, una volta subito il furto, raramente sporgono denuncia. E, nelle poche volte in cui l’esposto viene formalizzato, non vengono forniti agli inquirenti elementi sufficienti per identificare il veicolo.

Intanto, basta fare un giro in città per comprendere quanto la situazione sia allarmante. Lucchetti e catene manomessi giacciono nelle rastrelliere della stazione San Giovanni e disseminano i marciapiedi di piazzale Gerbetto, presso la stazione Como Borghi. In via Gallio è facile notare catene attorcigliate alla meglio ai tronchi di vari alberi.

Nella rastrelliera della stazione di Como lago, così come in quella di via Boldoni, insieme ai catenacci si ammirano anche ruote. E nei pressi della funicolare, la maggior parte delle bici è priva di sella. Per non dire, delle rastrelliere in piazza Cavour, ricovero di rottami rubati. Secondo la Fiab (Federazione italiana amici della bicicletta) che lo scorso 21 novembre ha presentato a Milano la 1° Indagine nazionale sul furto di biciclette, ogni anno nel nostro Paese vengono rubate circa 320mila biciclette dei 4 milioni di pezzi circolanti. Si tratta d’un numero approssimativo perché, a differenza di quanto accade in Europa, in Italia non esistono dati al riguardo. Eppure, secondo le stime di Fiab e Confindustria Ancma, tali furti generano ogni anno un danno pari a 150 milioni di euro. Sia per i mancati introiti per l’industria della bicicletta, incluso l’indotto, sia per le transazioni in nero che sfuggono ai controlli d’imposta.

Per quanto riguarda città e regioni, si va da una denuncia ogni 90 abitanti a Bolzano e Ferrara a una ogni 180mila abitanti a Reggio Calabria. In Lombardia si parla di una denuncia ogni 409 abitanti. A Como, «negli ultimi 5 anni, nessun cittadino ha formalizzato la denuncia presso di noi - spiega il vice comandante della polizia locale di Como, Vincenzo Aiello - abbiamo solo ricevuto meno di una decina di segnalazioni all’anno. E pensare che le nuove bici, dotate di targa e numero di telaio non sarebbero difficili da ritrovare».

Inoltre, «ogni anno qualche denuncia la riceviamo ma si tratta di descrizioni molto approssimative - fanno eco dal comando dei carabinieri - Per questo, ogni proprietario dovrebbe fare alla propria bici qualche foto, in modo da rendere possibili le ricerche. Per non dire, delle biciclette che recuperiamo e che nessuno viene a riprendere».

Insomma, «il fenomeno resta presente sul territorio e i controlli, di conseguenza, non mancano - puntualizza il vice prefetto, Corrado Conforto Galli - ma, il fatto che pochissimi denunciano, rende questi furti difficili da controllare e contrastare».

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