Butti, Simone e la città
«Senza idee per uscire
dagli errori del passato»

L’ex parlamentare e l’ex sindaco hanno discusso dei problemi di Como

Alessio Butti, ex consigliere comunale, poi deputato e senatore di An e Pdl , e Sergio Simone,

sindaco socialista di

Como dal 1985 al 1988, sono stati ospiti ieri al Sociale del primo incontro

del ciclo

“Como stai?” organizzato

dall’associazione “COstruiaMO”.

Hanno detto la loro sulla corrente amministrazione comunale , non per «biasimo», come ha assicurato il presidente dell’associazione Luca Levrini, ma per sottolinearne le lacune di cultura gestionale e politica. Altra motivazione non trascurabile: mettere qualche puntino sulle “i” riguardo al passato.

Le paratie? Figlie, ricordano entrambi, di una “furbata” o quantomeno di un tentativo di “furbata”: utilizzare i fondi della legge Valtellina per rifare il lungolago di Como. «In politica, però, le furbate non funzionano» ha detto Simone. «È andata così - conferma Butti -. Posso aggiungere soltanto che nel ’95 io e Paolo Mascetti, in Giunta, sull’argomento ci astenemmo».

La Ticosa? «Eredità - ha affermato Butti - di un errore macroscopico nato nel momento in cui, siamo nel 1982, il Comune decide di fare l’imprenditore immobiliare e acquista l’area».

«C’è un errore perfino precedente - ha aggiunto Simone - : risale agli anni Settanta e ha pesantemente condizionato il futuro della città: il vincolo imposto alle aree industriali dal piano regolatore. Si pensava a una città votata al terziario e si è impedito all’impresa, in convalle, di riqualificarsi e riconvertirsi».

La ricetta per il futuro dei due “leoni” della politica comasca? Prima di tutto la diagnosi dei mali: «Mancanza di idee da 15 anni, - ha sostenuto Butti - latitanza di capitale umano e sociale, di marketing del territorio». «Una politica votata al pragmatismo» ha spiegato invece Simone, «Capace di qualche risultato momentaneo, mai di progettare a lungo termine». Per Butti la strada da seguire non può che essere quella «del turismo, della cultura, della valorizzazione dei beni naturali e architettonici». Obiettivo da perseguire attraverso una vera «internazionalizzazione» della città.

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