Canto al Conservatorio
Dalla Cina 190 richieste

Il direttore: «Sembra via Paolo Sarpi a Milano»

«Segnale positivo ma abbiamo posto solo per 20»

Como Passaggio di testimone al Conservatorio di Como, il futuro per il “Giuseppe Verdi” è il lontano oriente.

Dal primo novembre lo storico direttore Bruno Raffaele Foti lascia il posto al neo eletto Carlo Balzaretti, che ha raccolto 44 preferenze contro le 21 destinate a Luca Bassetti, già direttore in via Cadorna dal 1996 al 2008. La nuova direzione non potrà non osservare con interesse il boom di iscrizioni che arrivano dalla Cina e dalla Corea.

«La scorsa settimana abbiamo chiuso le iscrizioni ricevendo 190 domande d’ammissione solo per il corso di canto – racconta Bruno Raffaele Foti – quasi tutte arrivano dalla Cina, una nazione con milioni di studenti i cui atenei non riescono e non possono assorbire. Perciò negli ultimi anni partono verso l’Europa. L’Italia nel mondo non è famosa solo per la cucina, uno dei nostri gioielli è la musica, a noi invidiano l’opera».

Il Conservatorio di queste 190 domande, per spazi e numero di corsi, può accoglierne circa venti. Uno studente su dieci quindi torna in Cina, oppure cerca di entrare nei conservatori di Parma e di Milano. «Qui arrivano meravigliosi diciottenni cinesi con immense doti canore – spiega ancora Foti – ma anche professionisti coreani adulti e già formati. È un fatto curioso, con cui dobbiamo confrontarci: le aspiranti matricole orientali erano così tante in questi giorni che via Cadorna sembrava via Paolo Sarpi a Milano». Particolarmente apprezzata dagli orientali la capacità di intrecciare l’insegnamento del canto con lo spettacolo teatrale, possibile a Como grazie all’impegno del teatro Sociale. L’Asia però può diventare anche una terra di frontiera.

«Per la musica e la cultura sono tempi difficili – dice il direttore uscente – siamo amati, raccogliamo benevolenza, ma noi siamo un ente che forma professionisti, lavoratori della musica. E in Italia le orchestre chiudono. Paesi arrembanti come la Cina e la Korea possono diventare un nuovo approdo, non bisogna avere paura». Il Conservatorio di Como però non si esaurisce nel sol levante, ha un bacino complessivo di circa 570 allievi, di cui 340 sono iscritti nei corsi biennali e triennali, un altro centinaio frequenta ancora i vecchi corsi. Con qualche chicca, per esempio il corso di jazz, oppure quello di musica elettronica costruito insieme al Politecnico per circa una decina di iscritti l’anno.

«Il Conservatorio deve guardare a queste nuove strade – commenta il direttore uscente – ma non può non guardare anche alla tradizione. Continuiamo per esempio a garantire corsi per tutti gli strumenti, compresi quelli storici, non solo pianoforte e clarinetto quindi, ma anche oboe e fagotto. Insegnamenti che è giusto salvaguardare».

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