Como, la neve ci costa
1,2 milioni in meno

Il Comune è al verde, spende 800mila euro l’anno. Nel 2005 più del doppio. Ma il servizio funziona

Como

Il “piano neve” del Comune bruciava, otto anni fa, 2 milioni di euro. Oggi, complici i tagli che hanno svuotato le casse delle amministrazioni locali, Como spende per spazzaneve, spargisale e spalatori, 800mila euro. E, analizzando l’efficacia degli interventi, viene da pensare che, per una volta, la sforbiciata è stata salutare.

Al netto delle lamentele per le condizioni dei marciapiedi - più o meno accentuate - la situazione in città subito dopo una nevicata, infatti, non era molto diversa l’anno scorso rispetto al 2005. Non che prima si sprecassero soldi, ma si può dire che i tagli hanno costretto i Comuni a fare attenzione a ogni singolo euro. Facendo, come si suol dire, di necessità virtù.

Passando in rassegna le ultime stagioni invernali si scopre che nel 2008-09 Como ha speso 1,6 milioni, l’anno dopo 1,4 mentre il 2010-11 fu l’anno delle polemiche interne alla giunta per le poche risorse messe a disposizione del piano neve (circa 600mila euro). Nel 2011-12 si era risaliti a una spesa di 950mila euro, per arrivare agli 800mila euro dell’inverno scorso. E quest’anno la cifra prevista a bilancio è molto simile: meno di 300mila euro per novembre e dicembre, circa 500mila per il periodo gennaio-marzo. Per ora, tra l’altro, il Comune è stato baciato dalla fortuna, visto che la neve in città non si è vista. Ieri sono caduti i primi fiocchi misti a pioggia ma non si sono registrati disagi.

I contratti d’appalto per il servizio neve in vigore per il triennio 2010-13 sono stati prorogati anche per la stagione invernale che si è appena aperta. Appalti per un totale di 487mila euro, cifra che poi salirà - come sempre l’anno dopo, con l’assestamento di bilancio - in base al lavoro effettivamente svolto (sgombero neve, insabbiamenti). Rispetto al passato, sono sicuramente aumentati i controlli, anche grazie all’utilizzo dei dispositivi Gps sui mezzi delle ditte, inoltre è cresciuta la sensibilità dei cittadini, molti dei quali si occupano in prima persona di spalare la neve davanti all’abitazione o al negozio. Senza dimenticare l’apporto fornito negli ultimi tempi da squadre di volontari e associazioni.

Il piano di quest’anno prevede ancora la divisione della città in 7 zone, con un’azienda e un direttore (del Comune) per zona. Proprio quest’ultima figura dice all’impresa. in base alle condizioni meteo e alle caratteristiche del quartiere, cosa deve fare (per esempio quanto sale spargere) e come. Per ogni area sono previsti 7-10 mezzi e 10-15 spalatori.

Il primo ad auspicare una drastica riduzione delle risorse spese per la pulizia della neve era stato, curiosamente, l’ex sindaco Stefano Bruni. La sua presa di posizione, nel novembre del 2010, aveva fatto discutere. «Cadono 40 centimetri di neve, ma poi la neve se ne va e noi intanto abbiamo speso un milione di euro - aveva detto - Mi fa rabbia. Pensiamo cosa si potrebbe fare con quel milione. Basterebbe avere un pochino di più di pazienza, risparmieremmo soldi per poter fare altro. La pongo come riflessione. Quando nevica si fa sempre la corsa per chiedere di pulire tutto. Questo costa tantissimo ai comaschi. Vale la pena spendere così tanto per togliere una cosa che poi se ne va per conto suo? Magari può bastare un intervento minimale».

E ancora: «Spendere un milione e mezzo di euro l’anno per il piano neve è uno spreco inverecondo. La neve va lasciata dov’è, va schiacciata per camminarci sopra. Bisognerebbe dire alla gente di stare in casa quei tre giorni, la stampa dovrebbe fare una campagna in questo senso invece di dare spazio a chi si lamenta perché per un giorno non può uscire a comprare il pane. Mi sta bene chiedere la pulizia delle strade principali, ma tutto il resto non è urgente. Se c’è la neve sul marciapiede dopo due giorni, non mi sembra un problema. È una cosa che si scioglie». 

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