Como: «Parcometri illegittimi»
Il giudice “multa” il Comune

Automobilista vince il ricorso contro Palazzo Cernezzi. L’Acus: «Sentenza storica»

Un automobilista comasco e l’Associazione comasca utenti della strada (Acus) vincono la loro battaglia decennale contro il proliferare di parcheggi a pagamento in tutta la città. Il giudice di pace di Como, infatti, ha accolto il ricorso contro una multa data dalla polizia locale a un cittadino che aveva lasciato l’auto in sosta in viale Varese senza esporre il tagliando del parcometro. Spiegando che la delibera con cui il Comune ha autorizzato se stesso a pitturare di blu la stragrande maggioranza delle aree di sosta cittadine «è illegittima».

Non si tratta di una questione da poco. Perché, per dirla con l’avvocato Mario Lavatelli, presidente di Acus, questa sentenza «dichiara di fatto illegittimi i parcometri installati in città. Chiunque, a questo punto, potrà presentare ricorso contro la multa ricevuta per non aver pagato la sosta».

La questione sembra molto tecnica, in realtà è anche molto lineare. Nel 1995 l’allora giunta decise di ampliare le aree di sosta a pagamento, ovvero le strisce blu, nella città. Ma, per farlo, ha dovuto dichiarare l’intero territorio comunale «come zona di particolare interesse urbanistico», escamotage che consente di derogare a quanto previsto dal codice della strada su una presenza equilibrata, in città, tra strisce blu e strisce bianche.

Secondo il giudice di pace di Como la delibera è illegittima in quanto motivata dalla «semplice generica affermazione che il traffico veicolare ha raggiunto livelli di congestione gravi (...) senza specificare i motivi per cui zone periferiche possano essere equiparate a zone centrali».

Ma se quella delibera del ’95 è legittima, allora anche tutte quelle successive (come quella dello scorso anno, con la quale la giunta Lucini aveva introdotto nuovi posti a pagamento cancellandone altri gratuiti) lo sono. Da qui la decisione di accogliere il ricorso in quanto anche la multa «deve essere dichiarata illegittima e annullata».

Il Comune è stato così condannato a risarcire all’automobilista 370 euro.

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