Condono, Comune in ritardo
A rischio le somme da incassare

Molte delle lettere inviate ai comaschi potrebbero essere illegittime - L’assessore Spallino: «Verificherò, ma non sospendiamo le cartelle»

Palazzo Cernezzi batte cassa, ma molte delle 500 lettere che sono state inviate ai comaschi per vecchie pratiche di condono edilizio potrebbero essere illegittime.

Parola di Consiglio di Stato, che in una recente sentenza ha stabilito quali devono essere le modalità per calcolare i tempi di prescrizione, che scatta dopo dieci anni.

Questi i fatti: il Comune ha recentemente fatto ordine tra le 1070 richieste di condono edilizio presentate tra il 2003 ed il 2004, e sta provvedendo al recupero del pagamento delle sanzioni e degli oneri dovuti.

Un lavoro di aggiornamento che ha permesso di incassare, nel solo 2013, una cifra pari a 130mila euro, ma che potrebbe subire una battuta d’arresto proprio in virtù del troppo tempo passato tra la deposizione della richiesta di condono da parte dei cittadini e la lavorazione della pratica da parte degli uffici.

Secondo il Consiglio di Stato, infatti, «il “dies a quo” dal quale far decorrere il termine decennale di prescrizione va individuato nella data della presentazione della domanda di condono», e ciò vuol dire che, ad oggi, almeno tutte le pratiche presentate prima della fine di agosto del 2004 potrebbero rientrare nei termini di prescrizione.

E le richieste del Comune risulterebbero quindi nulle. Tuttavia Palazzo Cernezzi va avanti, almeno per ora.

«Non si può sospendere l’invio delle cartelle, sono soldi dovuti allo Stato che altrimenti la Corte dei Conti chiederebbe a noi – commenta l’assessore Lorenzo Spallino – visto che però si tratta di pratiche vecchie, rimaste ferme per molto tempo, mi riservo di verificare con precisione la situazione con gli uffici, in modo da avere un quadro più chiaro».

Quello che è certo è che i soldi che l’Amministrazione comunale sta chiedendo a quasi 500 comaschi rischiano di danneggiare ancora di più un settore già in crisi.

«Non c’è limite al peggio, chiedere i soldi a distanza di dieci anni è segno di totale disorganizzazione – dice l’avvocato Claudio Bocchietti, presidente di Confedilizia - sembra un dispetto, proprio oggi che il mercato è in crisi».

«Si dovrebbe chiedere il pagamento dilazionato in dieci anni - continua l’avvocato Bocchietti - invece purtroppo i proprietari di case sono visti come dei nemici, pagano fior di tasse senza vedere risultati.

«Siamo molto preoccupati per questa manovra del Comune». Ora resta solo da attendere le verifiche che il Comune farà.

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