Estorsione per la security in discoteca
Condannati: «Ma non fu ’ndrangheta»

Cade l’accusa di associazione mafiosa per il blitz tra Canturino e Marianese. Ai Cristello 14 anni di carcere

I Cristello, storicamente legati ai clan della ’ndrangheta, sono stati condannati a 14 anni di carcere. Luca Vacca, imputato come figura emergente della malavita in salsa brianzola, ha preso 10 anni e 8 mesi. E Daniele Scolari, storico buttafuori dello Spazio Renoir di Cantù, di anni di cella ne dovrà fare cinque. E nonostante questo, la sentenza di ieri sulla maxi inchiesta antimafia che ha portato a 18 misure cautelari lo scorso autunno è quasi una vittoria per le difese. Il giudice delle udienze preliminari ha infatti fatto cadere, per tutti gli imputati, sia l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, sia la contestazione dell’aggravante mafiosa per le estorsioni per cui sono invece stati condannati.

Non fu dunque la ’ndrangheta, secondo il giudice di Milano, a cercare di mettere le mani sulla gestione della sicurezza nelle discoteche della Brianza. Un pronunciamento per certi versi clamoroso, visto che una parte delle indagini parte dalla vicenda delle botte (quelle sì di stampo mafioso, almeno stando a due sentenze e in attesa della Cassazione) in piazza Garibaldi e dintorni, dove i carabinieri di Cantù scoprirono un piano dei clan per far salire il livello della paura e della tensione a margine della movida canturina per poter poi entrare di prepotenza nel controllo della sicurezza.

La sentenza di ieri ha condannato 16 dei 18 imputati. Le condanne più pesanti (14 anni) sono andate a Umberto e Rocco Cristello, il primo residente a Seregno, il secondo a Cabiate, entrambi con interessi tra la Brianza monzese e quella marianese, ritenuti colpevoli di estorsione, traffico di droga, detenzione e porto d’armi.

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