«Expo, Anche Como ha dormito
Forse saremo pronti per il 2030»

Il critico d’arte Philippe Daverio sferza la città. «Avete gioielli unici, le chiese e il Razionalismo. ma non lo comunicate e in pochi verranno da voi

Nel dibattito di questi giorni sulla promozione turistica della nostra città e del territorio provinciale entra a gamba tesa il critico d’arte Philippe Daverio. Arriva una bocciatura su tutta la linea: «L’Italia non ha fatto nulla per sfruttare l’occasione dell’Expo e Como non fa eccezione».

Un’occasione irrimediabilmente persa, visto che siamo a meno di tre mesi

dall’inaugurazione,

oppure c’è ancora tempo per recuperare?

Visto come si sta muovendo la nostra classe

dirigente, nazionale o locale cambia poco, direi che forse arriveremo preparati per l’Expo del

2030. Non ha fatto nulla per promuovere le nostre bellezze.

Incapacità, sottovalutazione o

cos’altro?

A me pare che l’Esposizione universale sia stata vista solo come un affare per

qualche azienda, non come un’opportunità per il turismo e la crescita dei territori. Si fanno

belle dichiarazioni, qualche tavolo più o meno significativo, ma zero di concreto.

Come si

sarebbe dovuta muovere una realtà come quella di Como?

Guardi, di per sé l’Expo è una fiera

campionaria allargata, un’enorme baraccone nazional

popolare. Serviva una buona dose di determinazione per costruire percorsi legati a questo

evento. Como avrebbe dovuto partire in anticipo e non porsi il problema solo a ridosso

dell’inaugurazione. A Dubai stanno già lavorando per la prossima Esposizione, e a Shanghai

il materiale promozionale era pronto cinque anni prima dell’apertura ufficiale.

Le responsabilità sono soltanto della politica?

L’impressione è che gli stessi cittadini non abbiano colto in pieno l’importanza di Expo, anche

per la rabbia suscitata dagli scandali di questi mesi.

La politica ha grosse responsabilità,

Matteo Renzi l’altro giorno durante la visita al sito di Expo ha fatto un bellissimo discorso, ma

era perfetto per l’Expo del 2030, torno su questo punto. Poi, certo, anche gli italiani non si

sono mobilitati, forse non ne sono capaci o semplicemente pensano che siamo un Paese

senza speranza.

Dobbiamo quindi attenderci un numero di visitatori inferiore alle attese?

Penso che i visitatori arriveranno in ogni caso. Il rischio è che poi si sposti a Como, o a

Firenze, solo una minima parte. D’altra parte non gli avete comunicato nulla, non mi risulta

che ci sia un piano per dire a queste persone: sappiate che noi possiamo offrirvi questo e

quest’altro, penso a capolavori come Sant’Abbondio e il Razionalismo. Se uno vive a migliaia

di chilometri dal vostro lago, deve fare le sue valutazioni prima di partire e organizzarsi per

tempo. Non che sia una consolazione, ma va detto che se Como ha un po’ dormito hanno fatto

lo stesso anche i rappresentanti del governo centrale.

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