Expo, dai pm il comasco Perez
Caccia ai fondi neri negli appalti

Interrogato da Bruti Liberati per i bandi di Infrastrutture lombarde

Nel mirino quello per la costruzione della “Piastra”, finito a Venezia

L’ex capo dell’ufficio gare di Infrastrutture lombarde, il comasco Pierpaolo Perez, 45 anni - arrestato lo scorso marzo con l’accusa di turbativa d’asta, falso e truffa ai danni della Regione nell’ambito dello scandalo sulla gestione della spa che controllava i lavori pubblici del Pirellone - è stato ascoltato nei giorni scorsi in procura a Milano nientemeno che dal Procuratore Edmondo Bruti Liberati e dal suo “aggiunto” Alfredo Robledo.

Perez - sull’esito del cui interrogatorio è filtrato pochissimo - è stato sentito sulle presunte irregolarità nell’assegnazione dell’appalto per la cosiddetta “Piastra” di Expo 2015, cioè la struttura di base per il sito dell’esposizione, appalto da 147 milioni di euro che fu all’epoca assegnato, con un ribasso “monstre” del 41%, alla Mantovani spa, la stessa azienda di Mestre al centro dello scandalo del Mose.

Si sa che i vertici della Procura di Milano - Bruti Liberati e Robledo, insolitamente assieme benché da tempo ai ferri corti - hanno chiesto a Perez di eventuali anomalie nell’aggiudicazione di quella gara, posto che - a quanto pare - l’ex presidente di Infrastrutture Antonio Giulio Rognoni, lui pure arrestato a marzo, avesse premuto in tutti i modi perché l’incarico fosse pilotato verso Impregilo.

In sostanza, ed è verosimilmente ciò di cui si è parlato anche con Perez - cui nel frattempo sono stati concessi gli arresti domiciliari - la Procura ritiene che il progetto iniziale di Mantovani, accettato da Infrastrutture come stazione appaltante, fosse stato successivamente più volte modificato per recuperare il denaro risparmiato con il massimo ribasso. A sostegno di questa ipotesi - e si torna a Venezia e al Mose - i pm milanesi si sarebbero fatti spedire dai colleghi della Procura di San Marco, anche un verbale di Piergiorgio Baita,nel quale l’ex ad di Mantovani spiega che «con le varianti tutti vogliono guadagnare».

Il sospetto è quello che a Milano, in area Expo, fosse stato replicato lo stesso metodo utilizzato a Venezia per costituire fondi neri.

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