Famiglia Comasca
Longatti presidente

L’annuncio al concerto di Capodanno

«Non mi sono certo proposto io, ho detto sì di fronte all’insistenza del consiglio perché c’era la necessità di una presidenza che desse continuità al lavoro di Bordoli». In occasione del concerto di Capodanno, Alberto Longatti (a sinistra nella foto) ha annunciato alla platea della Famiglia Comasca di avere accettato la proposta di raccogliere il testimone lasciato da Piercesare Bordoli, lo storico presidente dell’associazione scomparso lo scorso novembre.

Un compito non semplice perché nel caso di Bordoli l’uso dell’aggettivo “storico” non è casuale: è stato presidente per 27 dei 47 anni di vita dell’associazione, il quarto dopo Giordano Azzi, Piero Collina, Davide Collina e Gianni De Simoni. Quarto ma di gran lunga il più longevo, capace attraverso una dedizione totale all’associazione di dare vita a centinaia di azioni a favore della città e di lasciare un segno indelebile nel cuore degli iscritti (attualmente circa 800).

Longatti - scrittore, giornalista, critico d’arte ma soprattutto un autentico appassionato di Como- è stato la scelta naturale: «Per tanti anni ho collaborato con Bordoli e sono tra i fondatori della Famiglia Comasca di cui ho la tessera numero 60 - spiega - ma è chiaro che il mio è un incarico di transizione, cercherò di fare in modo che si cia qualcuno disposto, ovviamente con l’età giusta, a fare il presidente per diversi anni con tutto ciò che c’è da portare avanti».

Di cose da fare nell’agenda di Longatti ce ne sono tante. Molte le ha lasciate Bordoli e troveranno attuazione nei prossimi mesi. Tra le azioni a favore della città, in particolare, la Famiglia Comasca provvederà a donare gli alberi per la riqualificazione del verde lungo viale Geno inoltre darà seguito al progetto di pulizia delle statue di Villa Olmo. Ma questo sarà l’anno anche del vocabolario in dialetto: «Un progetto a cui pensiamo da almeno quindici anni - spiega Longatti - quest’anno abbiamo pubblicato la grammatica, il prossimo speriamo di riuscire a completare almeno il primo volume di un’opera davvero monumentale».

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