Garzeno, trovato un aquilotto ferito
Si sospetta dei cavi dell’alta tensione

Scoperto da un operaio forestale con un’ala danneggiata gravemente: si esclude che sia vittima dei bracconieri. È stato poi salvato dalla polizia provinciale

Incidente in quota per una giovane aquila (meno di un anno d’età) recuperata sui monti di Garzeno dagli agenti della polizia provinciale - guidati dal comandante Marco Testa - e trasportata in condizioni serie al Cras (Centro recupero animali selvatici) di Vanzago, nel Milanese.

È stato un operaio forestale a lanciare l’allarme, che poi il responsabile del servizio Gev (Guardie Ecologiche Volontarie) della Comunità montana Valli del Lario e del Ceresio ha girato a Villa Saporiti. La catena dei soccorsi, dunque, ha funzionato.

«Stiamo ancora cercando di ricostruire quanto accaduto. L’aquila ha un’ala malconcia e, particolare non di poco conto, all’appello mancano moltissime penne della coda - nel dettaglio tutte le penne timoniere e alcune penne remiganti - fondamentali per il volo - osserva Testa -. Ha le dimensioni di esemplare adulto (si differenzia dagli adulti solo per la tonalità del piumaggio, ndr) e quando gli agenti l’hanno catturata con la dovuta attenzione, oltre a non essere in grado di volare, era molto affamata e debilitata».

«Non è in pericolo di vita - aggiunge -, ma certo necessiterà di una riabilitazione lunghissima, con la speranza che l’ala riacquisti la piena funzionalità. È bene rimarcare che, per quanto concerne le aquile, solo un giovane su dieci, per svariati motivi, supera l’anno di vita. È una selezione naturale».

Le cause? Escluso il canonico colpo di fucile (l’aquila è peraltro una specie super-protetta), in un primo tempo si era pensato ad un impatto contro un ostacolo, ad esempio i cavi dell’alta tensione, data anche la scarsa dimestichezza col volo da parte dei giovani esemplari. Circostanza non esclusa, che però non convince sino in fondo la polizia provinciale. «Ripeto: è davvero difficile capire cosa sia successo».

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