E anche il Carducci riapre il museo
Le immagini delle teche “dimenticate”

Sono quelle che compongono il museo Casartelli, raccolta di “mirabilia” scientifiche di inizio secolo volute a suo tempo da Enrico Musa, determinato a dotare la città di una struttura in grado di essere utile agli studenti di tutte le scuole

È sufficiente osservare lo stupore delle persone per capire d’essere finiti in un posto speciale.

Alle spalle della statua di Felice Cavallotti, nella via omonima e all’interno dell’istituto Carducci, si celano le finestre del museo Casartelli, gioiello nascosto di Como, ieri aperto al pubblico per l’iniziativa ministeriale Domenica al Museo.

Il colpo d’occhio è suggestivo: moltissimi oggetti stipati all’interno di alcune lunghe vetrine, fra i quali colpiscono subito un baco da seta gigante, una vecchia lanterna magica, un grammofono a molla e uno scheletro umano vero si mischiano alle numerose tavole scritte in francese. E se si guarda in alto, verso le decorazioni del soffitto (restaurate dopo un lavoro di tre anni dall’Accademia Galli) si notano quattro medaglioni recanti sessantuno nomi. Sono i partecipanti al convegno del 1927 per il centenario di Volta: proprio qui, fra le vetrine e le teche, seduti a discutere di scienza si riunirono sedici premi nobel.

Tutto questo è stato concepito negli anni Venti dalla mente del fondatore dell’ istituto Carducci Enrico Musa, un po’ visionario e forse folle, ma determinato a dotare Como di una struttura scientifica - sull’esempio di quella svizzera - a disposizione di tutti gli scolari, compresi quelli meno abbienti.

Il servizio completo su La Provincia in edicola lunedì 2 marzo

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