Il palazzetto di Muggiò?
Va a pezzi, Comune immobile
eppure i soldi ci sono

Viaggio nell’impianto abbandonato da anni. La giunta Lucini ottenne 7 milioni per farne uno nuovo. Ma non è stata nemmeno affidata la progettazione

Conserva una buona dose di amara ironia il cartello collocato nel giardino del palazzetto di Muggiò. Se la dicitura “parco pubblico comunale”, con tanto di orari di apertura, chiusura e logo di palazzo Cernezzi, dovrebbe invitare i cittadini a entrarci, il cancello chiuso con il lucchetto, l’enorme pino caduto poco lontano e l’erba incolta, suggeriscono proprio il contrario.

Un tempo palestra di sport e vita quotidiana per tantissimi comaschi, oggi è ancora di più il simbolo dell’incuria e dell’immobilismo della città. Inaugurato nel 1972 dal sindaco Antonio Spallino, il centro sportivo Muggiò (così recita ancora l’insegna blu) di via Sportivi comaschi è chiuso da dicembre 2013 e, al momento, la sua riapertura è tutt’altro che imminente.

Quasi cinque anni fa, e dopo 41 dall’apertura, su quelle quattro lamiere è calato il buio. A dire il vero, già prima della chiusura i problemi non mancavano. All’interno, la situazione era disastrosa, con secchi collocati nei corridoi per raccogliere l’acqua proveniente dalle infiltrazioni e dal soffitto. L’amministrazione Lucini aveva predisposto uno studio di fattibilità e, al momento, nonostante ci siano i soldi (sette milioni, stanziati all’interno del Patto per la Lombardia), non è ancora pronto nemmeno il bando per affidare la progettazione. E bisognerà attendere ancora molto: «Lo pubblicheremo entro fine anno», dice infatti l’assessore ai Lavori pubblici Vincenzo Bella. Una volta pronti gli elaborati, ci vorranno ancora diversi mesi per la seconda gara, quella di affidamento dei lavori e, forse, della gestione (punto non ancora chiarito).

Prima di poter muovere anche solo un mattone, bisognerà abbattere il vecchio palazzetto: secondo il cronoprogramma stilato a gennaio dall’amministrazione, i lavori dovrebbero terminare non prima del 2022. Intanto, però, nemmeno il 2019 sarà l’anno dell’abbattimento. E intanto l’erba cresce.

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