In fila per la visita al S. Anna
«No, mi spiace, lei è morto»

L’equivoco durante una visita nel vecchio ospedale

«Buongiorno. Ah, ma lei è qua. Strano, perché ci risulta che lei sia morto».

Allo sportello accettazione, in uno dei tanti ambulatori nel monoblocco dell’ex S. Anna, l’altra mattina Carlo Tettamanti, comasco di 74 anni, ha avuto un mezzo coccolone, un giramento di testa e un attimo di confusione. D’altra parte lo si può comprendere: fino a ieri mattina non gli era mai capitato di sentirsi dire che era morto.

Ma il signor Carlo, tipo forte e risoluto, di quelli che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno, dopo l’istante di smarrimento ha ripreso subito in mano la situazione. «Come, morto? Non le basta che io sia qui davanti a lei? Se fossi morto mica sarei venuto, no?». Logica ferrea che ha fatto subito presa sull’addetta, che già da qualche istante guardava con sospetto il monitor del computer e, alternativamente, il signore allo sportello, vivo, vegeto e sull’incavolato crescente.

«Ma lei è signor Carlo Tettamanti nato il tal giorno del 1940?». «Certo». «E ha come medico curante il dottor xx?». «Sì sono io, sono nato proprio quel giorno, ma il mio medico è il dottor yy», ha risposto. Qui anche l’ingranaggio della burocrazia ha capito dove si era inceppato e si è fermato. L’esibizione della tessera sanitaria ha fatto il resto, chiarendo definitivamente il vitale equivoco.

Un caso di omonimia, insomma, complicato dalla coincidenza della data di nascita e aggravato dalla poco delicata frase della sportellista. C’è ben di peggio nella sanità italiana, tanto più che – comprensibile disorientamento a parte – l’equivoco è stato risolto in fretta, con il sorriso sulle labbra. Ma sta di fatto che dell’episodio parlava tutto il reparto: l’ex “defunto”, finito in coda agli appuntamenti della mattinata proprio a causa del mortal disguido, durante la lunga attesa lo ha infatti raccontato un po’ a tutti. Ma cosa si prova a sentirsi dire che si è morti?

«La prima cosa che ho pensato è che se qui mi credono morto vuoi vedere che mi tolgono anche la pensione?», ha spiegato sorridendo ma non troppo il signor Carlo, del quale si era parlato qui l’anno scorso per via che è forse l’unico comasco nato dentro Palazzo Terragni. E subito il diretto interessato, violando da sé la sua privacy, si è messo a telefonare davanti a tutti mettendo al corrente dello scampato trapasso familiari, moglie in testa: «Cara, mi han detto che son morto, ma non è vero. Ti è andata male».  M. But.

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